Chissà quando, una mimosa…
Come e più di sempre, si intrecciano nelle nostre giornate i ritmi della quotidianità familiare (di lavoro e di affetti, di impegno e di leggerezza, di difficoltà e di soddisfazioni) con il suono pesante delle vicende del mondo in cui viviamo. Impossibile non sentirlo, questo peso: per non perderci del tutto, per orientarci, cerchiamo di trovare spunti su più fronti, non solo attraverso le ‘voci’ più ufficiali.
Anche l’incontro, del tutto informale, che si è tenuto a Spaiano l’altra sera, voleva rispondere in piccola parte a questa esigenza, sorta e discussa tra alcuni di noi, dentro o vicini a UPper.
Tema centrale, di tragica attualità: i conflitti in corso e, in particolare, per i suoi altissimi costi umani, quello israelo/palestinese e le possibili prospettive di pace.
Relatore dell’incontro un autorevole giornalista di origini lecchesi, attivo da molti anni su tematiche internazionali: Stefano Marchi, che avevamo avuto modo di conoscere alcune settimane fa. Marchi è Autore del libro The Israeli-Palestinian peace process thirty years after the Oslo Accords, dedicato al Processo di pace Israelo-Palestinese trent’anni dopo gli Accordi di Oslo.
Il saggio ripercorre, grazie all’incontro con testimoni diretti di entrambe le parti, le fasi che avevano portato, il 13 settembre 1993, a firmare quelli che sono passati alla storia come i più importanti e potenzialmente fruttuosi negoziati verso una convivenza pacifica.
Resta memorabile, a visualizzare quella Pace sfiorata da vicino, la foto che ritrae la storica stretta di mano tra Yitzhak Rabin, all’epoca Primo Ministro di Israele, e Yasser Arafat, allora Presidente dell’OLP, l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, alla presenza del presidente Clinton, a Washington.
Il saggio di Marchi, pensato in concomitanza con il trentennale di Oslo, vede la luce a settembre 2023: a pochi giorni dal terribile attacco di Hamas del 7 ottobre, che innescherà la guerra tutt’ora in atto e che ha le sue radici in una conflittualità di lunghissima data e di molteplici ragioni.
Il lavoro di analisi e di documentazione realizzato da Stefano Marchi (già frequentatore di CIPMO, Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente e redattore di una dettagliata Cronologia della storia di Israele e della Palestina) può essere prezioso per far luce sul complicato intricarsi delle dinamiche di quelle terre e degli Stati Arabi confinanti e per capire se sia possibile non rinunciare del tutto alla speranza di una pace.
Questa la motivazione che ci ha spinto ad invitare il giornalista per un incontro di approccio, il più possibile libero da pregiudizi e costruttivo, alla ‘questione israelo/palestinese’. Abbiamo ascoltato iI racconto, molto dettagliato, delle testimonianze che Marchi, trent’anni dopo Oslo, ha raccolto dalla viva voce di alcuni dei protagonisti di quella stagione politica e abbiamo potuto cogliere alcuni aspetti delle controverse problematiche che ne hanno impedito una fruttuosa prosecuzione.
Oggi, con la guerra in corso, nessuna prospettiva sembra possibile. Le iniziative per un cessate il fuoco promosse, a partire dall’ONU, a tutte le latitudini, si susseguono anche in Italia e, nel nostro territorio, in alcuni casi con l’adesione di UPper. L’urgenza di fermare le armi appare condizione prioritaria e poi? Quale possibile convivenza?
Entrambi i popoli di oggi aspirano a consolidare in modo permanente il legame che ciascuno dei due sente di avere con quel territorio, anche al di là delle ragioni (vere e presunte) storiche o ‘bibliche’.
Mentre si delineano alcune tracce per possibili negoziazioni, vorremmo riportare le parole che corredano il titolo del libro di Stefano Marchi:
“Tre decenni di pace incompleta non hanno (per ora) debellato la conflittualità. Ma autorevoli voci di Israele e Palestina testimoniano che, in caso di negoziati diretti, anche tra nemici possono maturare comprensione reciproca, accordo e perfino amicizia.”
Come UPper, teniamo a ringraziare l’Autore per averci dedicato il suo tempo e la sua competenza e ricordiamo che il libro citato (pp.146) è disponibile gratuitamente come e-book, in lingua inglese, sul sito della casa editrice Tà Politikà (www.tapolitika.com) con scheda di presentazione in italiano.
Il fiore di mimosa che compare nella foto dell’incontro accanto a Marchi (e che sostiene una mappa dei territori israelo-palestinesi) voleva essere un segno per la vigilia dell’8 marzo e, insieme, un sommesso pensiero alla popolazione di quelle terre: chissà quando, là, una mimosa…..
C.M.
Nota
Per chi volesse ulteriori informazioni sulla questione israelo/palestinese, si trovano documenti, notizie e mappe aggiornate sul sito di ISPI Istituto per gli Studi di politica Internazionale
Sul sito della rivista Altreconomia si può ascoltare il podcast a puntate Oslo 30. L’illusione della pace, a cura di Anna Maria Selini https://altreconomia.it/oslo30/
L’iniziativa promossa da Cristina e Graziano sulla Palestina, ospitando a Spaiano il giornalista Stefano Marchi, è stata una serata molto istruttiva. Il dott. Marchi ha condotto una analisi approfondita sulle iniziative diplomatiche per raggiungere la pace, ogni volta fallite. Li ringrazio per aver favorito la mia partecipazione in WhatsApp e così anch’io posso dire la mia.
Ho già espresso un duro parere sull’azione terroristica di Hamas in territorio israeliano, nonché la condanna dell’inaudito crimine di guerra che gli israeliani stanno commettendo a Gaza. Quindi, dovrei aver nutrito la mia coscienza in modo soddisfacente: condanna della violenza, una equilibrata distribuzione dei diritti e dei torti di ognuno.
Invece no, non mi basta, ho bisogno di avere una risposta a questo interrogativo. E’ possibile stare col popolo palestinese senza condannare il popolo d’Israele (non certo Netanyahu, per il quale non c’è possibilità di clemenza)?
Sì, è possibile.
Ricordate la lettera che don Lorenzo Milani scrisse al comunista Pipetta?
Caro Pipetta, […] Hai ragione, sì, hai ragione, tra te e i ricchi sarai sempre te povero a aver ragione. Anche quando avrai il torto di impugnare le armi ti darò ragione. […] Ma il giorno che avremo sfondata insieme la cancellata di qualche parco, installata insieme la casa dei poveri nella reggia del ricco, ricordatene Pipetta, non ti fidar di me, quel giorno io ti tradirò. […] Quel giorno io non resterò là con te. Io tornerò nella tua casuccia piovosa e puzzolente a pregare per te davanti al mio Signore crocifisso. Quando tu non avrai più fame né sete, ricordatene Pipetta, quel giorno io ti tradirò. Quel giorno finalmente potrò cantare l’unico grido di vittoria degno d’un sacerdote di Cristo: “Beati i… fame e sete”.
Mi scuso con la memoria di don Milani, ma io ora mi sento così.
Dopo una vita a condividere e sostenere (riconosco, con una valenza pari a zero) il diritto degli israeliani ad esistere pienamente e dignitosamente, ora che lo stato di Israele è una potenza militare e politica mondiale, sento forte l’impulso a sostenere lo stesso diritto per la Palestina, il popolo che ha sete e fame, sulla cui testa sono rovesciate ondate di Piombo Fuso, che rischia l’estinzione come i nativi dell’America del Nord.
Prego chi può e deve di non lasciar seppellire tra le macerie la speranza di pace, partendo proprio da quei trattati che uomini di buona volontà avevano cominciato a tessere.
Ringrazio Cristina per aver organizzato l’incontro (con l’aiuto di Mauro Bonfanti) e, con Graziano, per l’ospitalità e per aver permesso al Direttivo e ad alcuni soci UPper di conoscere Stefano Marchi.
Ho avuto anche la possibilità di leggere il suo dettagliato libro “Processo di pace Israelo-Palestinese trent’anni dopo gli Accordi di Oslo” che è un trattato di storia che non conoscevo e mi sono sorpreso apprendere che a Oslo nel 1993, come a Taba , in Egitto nel 2001 si sia stati così vicini ad un accordo tra Israele e Palestina.
Il libro si conclude a settembre 2023, proprio alla vigilia dell’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre e della reazione violenta Israeliana che sta colpendo migliaia di Palestinesi innocenti.
Come scrive Cristina nell’articolo “Oggi, con la guerra in corso, nessuna prospettiva sembra possibile.” Vero… ma nel libro di Marchi mi ha colpito la sua intervista a Gadi Baltiansky , L’ex portavoce di Ehud Barak (ex primo ministro di Israele tra il 1999 e il 2001. e questa frase che riporto: “Dal momento che non sono un profeta e non so cosa accadrà, devo decidere che c’è una possibilità, perché io vivo qui, e i miei figli vivono qui. Non posso arrendermi. La gente dice: “Non ci sarà pace… Non ci sarà soluzione…”. Ma non ci provano. Se non ci provi, non ci riesci. Diventa una profezia che si autoavvera. Io credo nella profezia opposta che si autoavvera, che se le persone sono ottimiste, e se lavoriamo per la pace, parliamo tra di noi e cerchiamo di trovare una soluzione, allora le possibilità di raggiungere quella soluzione sono più alte. Quindi, non so se il bicchiere sia mezzo vuoto o mezzo pieno. So solo che dobbiamo versare acqua nel bicchiere,…”