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A Monte Marenzo c’è un edificio inserito in un luogo di grande suggestione, con un ampio parco aperto alla vista sulla valle dell’Adda, che spazia sino alle prealpi svizzere.
Sino a pochi mesi fa ospitava una residenza per anziani (RSA) gestita dalle Suore Somasche di San Girolamo Emiliani, ora chiusa per criticità gestionali legate alla difficoltà di reperire le risorse finanziarie per l’adeguamento della struttura alle norme di legge.
Il Piano di Governo del Territorio ha giustamente classificato questo fabbricato e l’area verde di pertinenza in area a destinazione sociale e, pertanto, il suo uso non può prescindere da questo vincolo.
Non stiamo scrivendo su mandato della proprietà – le Suore Somasche stesse – ma semplicemente perché non vorremmo assistere ad un lento degrado di questo patrimonio, il cui valore sociale e urbanistico va oltre la comunità di Monte Marenzo.
Ci siamo chiesti: è mai possibile che in tutte le strutture di accoglienza per le situazioni di fragilità non ci sia disponibilità se non dopo tempi di attesa lunghissimi? E’ mai possibile lasciare andare alla deriva una possibile sede di un servizio, che oltre ad erogare le prestazioni d’istituto, sappia offrire un ambiente che per la sua armonia è esso stesso una terapia, uno strumento di cura?
Volete qualche idea sulla destinazione? Ecco alcune proposte: ancora RSA, Centro Residenziale Disabili, Centro Diurno Disabili, Progetto Dopo di Noi per disabili soli, Centro vittime di violenza per donne e bambini, Sede di esperienze come Dynamo Camp ideata da Paul Newman, Solidarietà Internazionale, Ostello della gioventù, Centro Psicosociale territoriale, Centro di prima accoglienza temporanea di persone adulte in grave stato di bisogno, e altro.