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Una mamma stufa di sperare, pregare, dubitare, chiedere, implorare… Chiude INRCA a Merate. E ora?

Mancano gli infermieri. Così, all’ospedale Mandic di Merate, chiude, temporaneamente, il reparto di semi-intensiva pneumologico, gestito dall’Inrca di Casatenovo.

Gerolamo Fontana, Presidente della UILDM di Lecco, da noi intervistato, ci spiega che con il Dott. Colombo, Primario dell’Inrca, si sono battuti tanto per creare un centro di eccellenza, all’interno del progetto DAMA di Merate, ed è veramente incredibile chiudere un centro altamente specializzato perché 4 infermieri sono andati a lavorare sotto la Asst di Lecco.

Gerolamo Fontana, ci invia un messaggio ricevuto da una mamma della sua Sezione.

Una. Una certezza avevo nella mia vita: che in caso di emergenza sanitaria avrei portato i miei figli a Merate al reparto di acuzie respiratorie per malati neuromuscolari.
Nella mia vita quando senti il primo colpo di tosse ti chiedi: basterà la macchina della tosse e massicce dosi di antibiotico per tenerlo a casa? O se vedi che i battiti cardiaci rallentano e accelerano peggio di un’auto in superstrada nell’ora di punta ti domandi: aspetto ancora tre minuti o chiamo il 118? Ma almeno una certezza l’avevo: che se avremmo avuto bisogno saremmo stati accolti (verbo usato non a caso perché quando tuo figlio sta letteralmente soffocando perché troppo debole o intasato per respirare e il tuo unico desiderio è di poterti letteralmente strappare i tuoi polmoni dal petto per darli a lui, vedere un medico conosciuto che ti dice “ ora lasciatelo a noi” è ricominciare a ragionare) al reparto di semi-intensiva pneumologica gestito da INRCA di Casatenovo all’interno dell’ospedale Mandic di Merate.
Bene da oggi stop. Anche su quello mi devo più porre domande, avere dubbi, perplessità. Da oggi se mio figlio sta male devo solo sperare che il medico del pronto soccorso mi ascolti e non segua le “procedure standard” ma quelle “dell’emergency card per malati neuromuscolari” di cui i miei figli hanno sempre una copia nella tasca della carrozzina.
Devo sperare che capiscano che loro non riescono neanche a sollevare un dito per schiacciare il campanello per chiamare un’infermiera e che quindi non possono essere lasciati da soli.
Devo sperare che il medico di turno abbia il tempo di leggersi le linee guida per questo tipo di pazienti e dia le istruzioni giuste a un personale che per caso abbia già avuto in cura un paziente simile e sappia come attuarle.
Devo sperare che il tutto non succeda quando io o mio marito non ci siamo lì perché sì, noi caregiver familiari abbiamo assurde pretese come quelle di poter andare dal dentista, o al lavoro o persino a mettersi in coda per qualche pratica amministrativa che non si può fare on line.
Ma io sono stufa di sperare, pregare, dubitare, chiedere, implorare.. I miei figli, e tanti ammalati lombardi queste cose le avevano. Avevamo un posto dove andare, dove medici e infermieri li conoscevano se non per nome per “storia clinica”, dove sanno impostare correttamente i parametri del respiratore e conoscono la consistenza del cibo da portargli, quali medicinali somministrargli e quali no.
Ora quel posto non c’è più. A nulla sono valsi gli sforzi di 2 anni per trovare un primario esperto e volonteroso che potesse accettarli nel suo reparto, redigere accordi con Ats, trovare posti letto. Tempo perso… per tutti: medici che invece avrebbero avuto più tempo per i loro pazienti, personale amministrativo che avrebbe potuto smaltire qualche altra pratica, associazioni dei malati che avrebbero potuto perseguire altri obiettivi, volontari e donatori che avrebbero potuto dedicarsi a qualcosa che non si fosse rivelato un fragile castello di carte.
Tagli alle spese sanitarie.
Non c’è abbastanza personale infermieristico e quindi malati e loro famigliari si sono visti sforbiciare speranze e certezze .
Ricomincia il peregrinare, l’aggiornare la chiavetta con gli ultimi referti medici da tenersi sempre in borsa, pronta per accompagnarci in non-si-sa-quale pronto soccorso .
Io sono arrabbiata, delusa e amareggiata. I miei figli spaventati, preoccupati, ulteriormente appesantiti da questo nuovo fardello.

 

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