Un’altra mamma scrive sulla chiusura di INRCA a Merate
Dopo l’articolo pubblicato ieri di una mamma sulla chiusura all’ospedale Mandic di Merate del reparto di semi-intensiva pneumologico, gestito dall’Inrca di Casatenovo (vedi link), Gerolamo Fontana, Presidente UILDM sezione di Lecco, ci invia una lettera di una mamma di un un ragazzo distrofico. Leggetela e chiedetevi se tutto ciò è giusto…
Sono la mamma di un ragazzo affetto da distrofia muscolare di Duchenne, una mamma che come altre dedica tutta la sua giornata, 7 giorni su 7, ad assistere il proprio figlio. Da quando a mio figlio hanno fatto la diagnosi di questa terribile malattia, la nostra vita è stata piena di paura, un semplice raffreddore può causare complicazioni che possono portarci via il nostro ragazzo. I problemi respiratori, oltre a quelli cardiaci, sono un incubo che ci fa sempre stare in allarme, quando mio figlio ha un raffreddore un po’ più forte, fa fatica a respirare, deve assumere cortisone e per giorni stiamo in apprensione.
Le difficoltà del sistema sanitario sono per noi state superate tante volte grazie a medici preparati e, soprattutto, con grande umanità e attenzione. La semi intensiva al Mandic rappresenta per noi una sicurezza, un reparto composto da medici e infermieri che sanno come comportarsi rispetto ai problemi legati alla distrofia. Ogni raffreddore, ogni crisi, faceva un po’ meno paura sapendo di avere un reparto specializzato per prendersi cura dei nostri ragazzi.
L’annuncio di questi giorni di chiudere questo reparto mette tanta tristezza. Oltre che una sicurezza per tanti malati di fronte ad una crisi respiratoria, questa struttura rappresentava un vanto per l’ospedale, qualcosa di unico sul territorio, qualcosa per cui si poteva dire che la sanità funziona. Allora tu pensi che venga valorizzato, che possa essere un modello. Invece no, con paroloni come “rimodulazione del setting assistenziale”, con giustificazioni tecniche, con definizioni che lasciano senza parole come “il male minore”, si annuncia che il reparto verrà chiuso. E allora ti senti ancora più solo, hai ancora più paura e ti senti sempre più arrabbiato con chi, con una forbice dalla sua poltrona, taglia con facilità le speranze di tante famiglie di poter salvare il proprio caro.