Biglietti: “Immigrato”
Proseguiamo con la nostra rubrica “Biglietti” che abbiamo iniziato qualche settimana fa (qui il link)
Oggi un altro biglietto:
“Immigrato”
“Chi si è trasferito in un altro paese” o anche “chi si è stabilito temporaneamente o definitivamente per ragioni di lavoro in un territorio diverso da quello d’origine”
Il XIV emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America prevede che “tutte le persone nate o naturalizzate negli Stati Uniti, e soggetti alla relativa giurisdizione, sono cittadini degli Stati Uniti e dello Stato in cui risiedono.”
E’ il famoso “Ius Soli”.
Il nuovo Presidente USA, Donald Trump, ha firmato un ordine esecutivo (uno dei primi cento) che nega la cittadinanza automatica ai figli di immigrati irregolari nati sul suolo statunitense.
Non mi è chiaro perché questa legge vale solo per chi non sta simpatico a Trump (immigrati sudamericani o di Paesi poveri del mondo). Perché a ben vedere in America sono “TUTTI” immigrati.
Quando, partendo dalla Spagna, Cristoforo Colombo ha scoperto il nuovo mondo nel 1492, circa un milione e mezzo di nativi americani vivevano in quelli che sono oggi gli Stati Uniti. Fra il 1840 e il 1860, gli Stati Uniti hanno registrato il primo grande flusso di immigrati. In Europa una serie di fattori come la carestia, i raccolti scarsi, la crescita demografica e l’instabilità politica, hanno indotto ogni anno cinque milioni di persone a lasciare la loro patria. Quanti figli o nipoti di Italiani o Irlandesi ci sono ora negli USA?
Trump proviene da antenati tedeschi per parte di padre e scozzesi per parte di madre; tutti e quattro i suoi nonni nacquero in Europa. Quindi lo “Ius Soli” non dovrebbe valere neanche per lui…
Allora il biglietto di “Immigrato” dovremmo riscriverlo così:
“Riferito a persona che, pur trasferendosi in un altro paese e contribuendo alla sua economia, alla sua cultura e alla sua crescita, viene considerata ‘di serie B’ se la sua origine o il suo colore della pelle non piacciono a chi detta le regole. È figlio di una doppia morale, quella che celebra l’immigrazione dei propri antenati e discrimina quella degli altri.”