“La peste di Atene”. Dalla nostra corrispondente Valeria in Grecia
Il morbo cominciò a manifestarsi per la prima volta tra gli Ateniesi, benché si dicesse che anche prima fosse scoppiato in molti luoghi, e non si ricordava che ci fosse stata da nessuna parte né una pestilenza simile, né una tale strage di uomini. (Tucidide, La guerra del Peloponneso, II, 47,3)
Una delle prime cose che ti colpisce quando esci è la puzza. Il terribile odore delle montagne di spazzatura che hanno ormai invaso le strade. Gli operatori ecologici sono in sciopero, ma non da un giorno o due: sono più di dieci giorni che l’immondizia non viene raccolta. E’ la festa dei cani e dei gatti randagi, che si affollano nelle vicinanze di questi immensi cumuli maleodoranti.
Non abito in una squallida periferia, sono in pieno centro, esco di casa e se guardo a destra vedo imponente e luminoso il Partenone: Atene sta subendo rapidamente un degrado, che ne danneggia fortemente l’immagine, agli occhi dei turisti di passaggio.
Visitare un museo o un sito archeologico è ormai come vincere un terno al lotto: i custodi sono pochi, molti sono stati licenziati, e le aree archeologiche restano chiuse. Se qualche custode c’è, è frequente lo sciopero bianco: non fanno comunque entrare i visitatori. Aperghia, sighnomi. C’è sciopero, mi scusi. Si scusano coi tanti turisti delusi che vengono rimandati via.
Intanto, in piazza Syntagma, la piazza del Parlamento, infuria la protesta. Ricordo che già a giugno le manifestazioni erano frequenti. Molte tende di “indignati” erano apparse nella piazza. Ora che sono ritornata a ottobre, ho trovato una Grecia quasi paralizzata dagli scioperi. I mezzi pubblici e i taxi si fermano ogni due per tre, creando gravi disagi alla circolazione, in una città popolosa e grande come Atene. Ogni categoria di professionisti continua a programmare scioperi e proteste.
Ieri il Parlamento ha varato l’ennesima misura di austerity richiesta dalla UE, per avere 8 miliardi di prestito: la misura prevede tagli del 20% e oltre agli stipendi dei dipendenti pubblici, molti licenziamenti (si parla di più di 30 mila persone) sempre nel settore pubblico, tagli alle pensioni. Ma la gente è scesa in piazza: a pagare sono sempre le fasce più deboli della popolazione, quelle che le tasse le pagano già, non si fa nulla per arginare l’evasione fiscale che anche qui, come in Italia, costituisce una grande piaga.
Anche sulla piazza di Atene c’è il solito balletto dei numeri tra questura e sindacati organizzatori, ma la gente era davvero tanta. E’ gente disperata, che un lavoro non ce l’ha più o lo perderà a breve (è prevista la mobilità obbligatoria per molti, che prevedibilmente saranno poi tagliati fuori dal mercato). Ci sono i giovani che non riescono a trovare un lavoro e quelli più vecchi che lo stanno perdendo irrimediabilmente. E poi ci sono i violenti. Hanno messo a ferro e fuoco Atene. Io non sono ancora andata a Syntagma: ho paura. Ieri sera i manifestanti e le cariche della polizia ce le avevo proprio dietro casa. Amici più coraggiosi che ci sono andati mi hanno descritto scenari orribili: la città è devastata. Vetrine rotte, pensiline sfasciate, persino i marciapiedi. I cumuli di spazzatura sono stati incendiati. La polizia ha dovuto respingere molotov e bombe carta come se piovesse, sassaiole continue. Ci sono stati diversi feriti sia tra i poliziotti che tra i manifestanti, un morto (d’infarto).
E il tasso dei suicidi in Grecia pare che si sia alzato tantissimo: un aumento del 40%!
La Grecia è davvero sull’orlo del baratro, anzi a mio avviso ormai c’è caduta. Io non sono un’esperta di economia, non so quale possa essere la soluzione per risollevare questo Paese. Sono anche arrivata a chiedermi se questi scioperi non siano un ulteriore danno per la popolazione. Ma quando non si ha nulla da perdere, si cerca di far sentire la propria voce, anche se magari non verrà ascoltata.
Valeria
La corrispondenza di Valeria informa e analizza con competenza la situazione greca, alla quale guardiamo con apprensione non tanto per la solidarietà ad un popolo a noi tanto vicino per storia e cultua, ma perché siamo turbati da immagini che potrebbero essere anche le nostre, a breve.
L’altro giorno Prodi ha detto che non si può chiedere alla Grecia sforzi e impegni superiori a quello che può oggettivamente dare, bensì deve dispiegarsi un sostegno per aiutare un paese membro in gravissime difficoltà, come si dovrebbe fare in una famiglia solidale che condivide anche le disgrazie.
Noi non siamo ancora a questo punto, ma serpeggia un’incoscienza, una dabbenaggine sulla portata della crisi, poco rassicuranti. Però non mi sento di considerare tutti egualmente responsabili per la situazione. Ci sono onesti che pagano le tasse che non possono essere colpevolizzati come gli evasori, ci sono donne e uomini che fanno politica onestamente e con impegno, altri che ne fanno strumento per il loro malaffare. Ci sono persone che, dai piccoli gesti quotidiani alle scelte più impegnative, hanno comportamenti virtuosi, responsabili, solidali verso la propria comunità; altri divorati dall’avidità, dall’egoismo, da ideologie di sopraffazione e discriminazione.
Dall’alto, da chi comanda, da chi ha responsabilità di governare i processi, da chi ha il dovere di pensare e agire per il bene delle future generazioni, vengono dei pessimi esempi.
Per dirla con Kierkegaard, come annotava nel suo Diario: «La nave è in mano al cuoco di bordo e ciò che trasmette il megafono del comandante non è più la rotta, ma ciò che mangeremo domani».
Volevo solo ringraziati per la tua testimonianza. Chissà se la casta politica italiana (senza distinzione di schieramento) è al corrente di queste notizie, chissà se si metterà una mano sulla coscienza perchè, come dici tu, sono sempre i soliti a pagare le tasse e a faticare lavorando per arrivare a fine mese, per far fronte agli impegni presi. E l’Italia fino a quando riuscirà a permettersi suo malgrado politici così viziati e ingordi? Reggerà il baraccone? Per noi e i nostri figli cosa ci aspetterà?
Ciao Anna Maria