Sul nuovo prefetto di Lecco accolte le ragioni dei sindaci
Pochi minuti fa l’agenzia ANSA ha battuto questo comunicato:
Il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri ha destinato ad altro incarico il prefetto Paolino Maddaloni, che avrebbe dovuto ricoprire la carica di prefetto di Lecco e la cui nomina era stata contestata da una trentina di sindaci della provincia. “Il ministro dell’Interno – si legge in una nota – ha espresso il proprio apprezzamento per la sensibilità e il rispetto istituzionale dimostrati dal prefetto Maddaloni che, a seguito di alcune polemiche che hanno accompagnato la sua nomina alla guida della prefettura di Lecco , con una lettera inviata oggi al ministro, ha chiesto di essere assegnato ad altro ufficio”. ”Il ministro Cancellieri – conclude la nota del Viminale -, fiduciosa in una rapida conclusione dell’iter processuale che vede coinvolto il prefetto Maddaloni per fatti risalenti al 2006, ha deciso di destinarlo ad altro Incarico”
Tra i sindaci che hanno chiesto di non procedere alla nomina anche il nostro Gianni Cattaneo, il quale insieme ai colleghi aveva sottoscritto questa lettera al Ministro degli Interni Anna Maria Cancellieri:
Egregio Signor Ministro,
come amministratori del territorio esprimiamo la nostra preoccupazione per la nomina a Prefetto di Lecco del dott. Paolino Maddaloni. Già Prefetto di Frosinone il suo nome appare nelle indagini (anche se non risulta indagato) condotte dalla DDA di Napoli relative allo scioglimento del Consiglio Comunale Capasenna (Caserta) provocato dall’allora vicesindaco Michele Zagaria anche in collegamento con il clan camorristico dei casalesi. Inoltre il dott. Maddaloni è anche chiamato a giudizio nelle prossime settimane davanti al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) per il reato di turbativa d’asta relativo all’appalto per le centraline per la misurazione della qualità dell’aria a Caserta. Al di là della presunzione di innocenza sino a sentenza che vale per ogni cittadino indagato, chiediamo al Ministro dell’Interno di valutare con maggior prudenza l’opportunità di dar corso alla nomina che sarebbe meglio avvenisse solo a completo chiarimento dei fatti addebitati a1 dott. Maddaloni. In un momento difficile per il nostro Paese è necessario che i servitori delle Istituzioni siano non solo integerrimi ma che non vi siano elementi che possano far dubitare l’opinione pubblica della loro integrità morale.
Come ogni storia anche questa ha una morale. Pensiamo che in periodo repubblicano la politica non abbia mai attraversato un periodo di così bassa considerazione agli occhi dei cittadini. Il modo migliore di avviare la rinascita di questo fondamentale strumento di democrazia è, tra l’altro, pretendere comportamenti etici e trasparenti a quanti svolgono una funzione pubblica, inoltre, considerare utile e necessario che il Governo sappia ascoltare le istanze delle istituzioni locali e condivida con loro le scelte che riguardano i territori.
A seguito della vicenda riferita dal post,poche ore fa il Ministro degli Interni ha nominato Antonia Bellomo prefetto di Lecco, che lascia il suo ruolo di commissario prefettizio del comune di Palmi.
Credo che questo pensiero di Paolo Borsellino, eroe di questa nostra sciagurata Italia, descriva pienamente ciò che dovrebbe essere delle persone all’interno delle istituzioni:
“L’equivoco su cui spesso si gioca è questo: si dice quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato, quindi quel politico è un uomo onesto. E no! Questo discorso non va, perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire: beh! Ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi, ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire quest’uomo è mafioso. Però, siccome dalle indagini sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia, dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato, quindi è un uomo onesto. Ma dimmi un poco, ma tu non ne conosci di gente che è disonesta, che non è stata mai condannata perché non ci sono le prove per condannarla, però c’è il grosso sospetto che dovrebbe, quantomeno, indurre soprattutto i partiti politici a fare grossa pulizia, non soltanto essere onesti, ma apparire onesti, facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti, anche se non costituenti reati.”