Lavorare è un mestiere pericoloso. 28 aprile giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro
Oggi, ventotto aprile, è la giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro.
Vorrei condividere con voi tutti una straordinaria esperienza che ho vissuto e che credo mi abbia reso migliore: sono andata a vedere lo spettacolo teatrale Giorni Rubati, della compagnia Rosso Levante. Lo spettacolo è stato patrocinato dalla Fondazione LHS (Leadership in Health and Safety) e dal Comune di San Donato Milanese.
Quello che viene messo in scena non è facile da descrivere, anche se conosci la storia che c’è dietro, quello che vedi è come uno specchio che ti mostra te stesso, ti viene in mente di quando vai in giro senza allacciarti le cinture di sicurezza, perché fa caldo e ti danno fastidio, o sali su una sedia traballante per prendere un faldone in alto e non vuoi perdere tempo a cercare una scaletta, ti viene in mente di quante volte hai pensato: “Sì, ma queste cose son tempo buttato via, l’essenziale è raggiungere gli obiettivi in fretta.”. E ti vergogni. Ma questo spettacolo non ti lascia lì a fare il verme, ti obbliga a ripensarti diverso, a cercare altre vie, esattamente come ha dovuto fare, suo malgrado, Giammarco.
Giammarco Mereu, il protagonista, è paralizzato dalla vita in giù a causa di un infortunio sul lavoro. Un infortunio che si poteva evitare, se il cancello che gli è caduto addosso avesse avuto il perno di sicurezza previsto sulla carta, se lui non fosse stato lì da solo a chiudere il cantiere dopo 11 ore di lavoro “da finire a tutti i costi”, se non fosse stato buio pesto, se, se, se…
Nel 2010 gli infortuni sul lavoro denunciati in Italia sono stai oltre 775.000 e 980 gli infortuni mortali: 3 morti al giorno. Senza contare i feriti e quelli che riportano invalidità permanenti.
Guardando queste cifre mi sono detta: è un bollettino di guerra.
Se negli ultimi interventi militari a cui l’Italia ha preso parte: Afghanistan, Iraq, Kossovo, Libano, Libia, ecc. ci fossero stati 3 morti al giorno credo sia logico supporre che ci saremmo ribellati a questa carneficina; invece per i lavoratori no. Perché?
Risposta facile: perché il lavoro è un dovere ma anche un diritto, qualcosa che dà dignità alla persona, è cosa “buona”. Possiamo evitare di andare in guerra ma non certo di lavorare, e se questo comporta dei rischi pazienza, non possiamo evitare le “fatalità”, gli “incidenti” che il “destino” fa succedere; le morti sul lavoro sono dette bianche per questo, sono ritenute fatalità, come le morti in culla.
Ma questa è una contraddizione in termini: il lavoro, che rende dignitosa la tua vita, non può e non deve diventare così rischioso da togliertela. La vita è il più grande dono che abbiamo e il nostro primo obiettivo deve essere quello di difenderla e preservarla, a tutti i costi.
L’Italia è un paese all’avanguardia in Europa per la normativa in tema di salute e sicurezza sul lavoro; nelle aziende ci sono, tutte belle in ordine, le procedure di sicurezza per tutti i casi, le buone prassi, eccetera.
Ma è tutto sulla carta e lì rimane, come il perno di sicurezza del cancello di Giammarco.
Allora capisco che ciò che è sulla carta deve, prima, far parte della cultura dei lavoratori e dei datori di lavoro. Sarebbe bello se le leggi, le norme, le procedure, non fossero altro che una mera descrizione della realtà, di ciò che abbiamo tutti chiaro in testa e di come già ci comportiamo, e non una serie di fastidiosi obblighi e seccature che cerchiamo di evitare.
Le statistiche registrano nei periodi di maggiore crisi economica, come quello che stiamo vivendo, un incremento di infortuni e morti sul lavoro: la precarietà del lavoro allontana l’attenzione anche dalle elementari norme di sicurezza. Contenere i costi e incrementare la produttività pur di sopravvivere è l’unico obiettivo, sulla sicurezza si finisce col chiudere un occhio, o anche tutti e due, con il rischio che poi gli occhi li chiudiamo tutti e due, ma per sempre. E non produrremo più un bel niente per nessuno.
Deve cambiare il nostro atteggiamento, dobbiamo educarci ed educare alla responsabilità e al rispetto verso noi stessi e verso i nostri colleghi di lavoro, rispetto della vita delle persone, non di una tabella di avanzamento lavori che si pone come unico e solo obiettivo quello della produttività e del profitto.
Alla fine dello spettacolo abbiamo parlato con Giammarco di quello che lui e la compagnia Rosso Levante stanno facendo portando questo spettacolo dovunque sia possibile, nelle fabbriche, nei cantieri; in questo sono aiutati da enti, fondazioni, associazioni, persone che perseguono lo stesso obiettivo di diffondere la cultura della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Si può fare ancora di più, partendo dai giovani, come sempre, portare questo spettacolo nelle scuole, specialmente nelle scuole superiori a indirizzo tecnico, dove il tema della sicurezza è spesso solo sfiorato e solo come nozioni sulle normative, non certo come modo di vivere il lavoro, modo di essere come persona.
Sono onorata di avere stretto la mano a quest’uomo così coraggioso; vorrei aiutarlo nella sua lotta, combattere contro questa “guerra bianca”, perché si possa avere tutti i giorni, a fine giornata, un bollettino che rechi il codice O.K.: Zero Killed.
Luciana Malighetti
Riferimenti:
Compagnia Teatrale Rosso Levante: www.rossolevante.it
Fondazione LHS (Leadership in Health and Safety): www.fondlhs.org
Per par condicio ho mandato l’articolo anche alla Fondazione LHS, citando la nostra associazione, di seguito la loro risposta:
“Luciana,
Grazie mille per il tuo splendido contributo.
Hai scritto un pezzo bellissimo e la decisione di condividerlo attraverso il tuo blog e sito ci fa tanto piacere.
Mi sembra di capire che la tua associazione UPPER ha finalità in linea con quella della nostra Fondazione LHS, sarebbe bello fare qualche iniziativa insieme.
Insieme verso l’obiettivo “OK” !
Well done,
Davide
Davide Scotti
HSE New Initiatives & Change Management Manager, Saipem SpA
Segretario Generale, Fondazione LHS”
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A parte i complimenti, per i quali ringrazio, sono d’accordo: la nostra associazione è nata dall’esigenza di voler diffondere una nuova cultura, volta al bene delle persone e delle loro famiglie, e quindi sì, le finalità sono certamente in linea con quelle della Fondazione LHS: diffondere la cultura del saper essere, più che del sapere o del saper fare, come molto bene ha detto Sabatino De Sanctis, vice presidente della Fondazione LHS nel suo discorso di presentazione dello spettacolo Giorni Rubati.
Speriamo di trovare presto occasione di collaborazione.
Bellissimo articolo e purtroppo rappresentativo di una realtà infortunistica reale
Ieri, 1 maggio, festa dei lavoratori, un operaio è morto cadendo da un’impalcatura.
Dall’inizio dell’anno ad ora, per lavoro, ci sono:
348 morti
348006 infortuni
8700 invalidi