Rrose e l’Umanesimo delle montagne
UPper è un Associazione Culturale che intende “promuovere e diffondere la libera produzione dei saperi”, così recita il nostro Statuto.
Miriam Ravasio segnala la nascita di “Rrose“, rivista dell’Associazione culturale per le arti visive, musicali e sceniche Rrose Sélavy http://www.rroseselavy.org/ .
La rivista Rrose, bimestrale sulla creatività (dalle arti visive al design, passando per la fotografia, la grafica, la scenografia, l’illustrazione, la street art, la scrittura, la video art, la comunicazione, la moda, la musica, la filosofia, la psicoanalisi), si trova in queste librerie http://
L’Umanesimo delle montagne un po’ ci riguarda. Pensiamo alla nostra chiesetta di Santa Margherita, ma non solo. Umanesimo è oggi, se ci pensiamo, riscoprire e preservare la cultura del nostro territorio, fatto anche di paesaggio, di agricoltura biologica (Cascina Costa Antica e l’Associazione Agricoltori Valle San Martino), la valorizzazione degli edifici dei vecchi nuclei che si distinguono ancora nel nostro abitato e altro ancora…
Quindi ci piace ospitare sulle pagine del nostro sito questo intervento di Miriam che ringraziamo.
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L’uomo rinasce nei piccoli luoghi e l’arte che è il prodotto delle visite degli “angeli” è il fondamento. L’ho letto su Rrose Selavy, rivista distribuita in tutta Italia nelle librerie e diretta da Massimo De Nardo, un “copywriter un po’ stanco del linguaggio banalotto e volgare della pubblicità contemporanea”. Rrose 2, questo è un secondo numero, è un bizzarro esperimento editoriale di creatività con firme e presenze davvero fortissime. Achille Bonito Oliva, Maria Luisa Spaziani, Franco Arminio, Mimmo Paladino, Matteo Pericoli, Ilaria Venturini Fendi, Elisa Savi Ovaia, Riccardo Giacconi, Maurizio Maggiani, Osvaldo Pieroni, Riccardo Falcinelli, Musica Nuda, Gabriele Basilico, Angelo Simone, Paolo Rinaldi, Chiara Gabrielli, Fabio Palombo, Angelo Tirani.
Articoli, interviste e presentazioni, saggi che, se letti con organizzazione emotiva, la stessa che ha unito gli autori in un gioco di testimonianza, svelano l’intento dello spirito comune di un’azione (d’arte) contaminante. Perché “ogni arte provoca altra arte” e “l’arte non sopporta indifferenza: la condizione di uno sguardo che si pone in una condizione inerte” ovvero l’Opus osceno della nostra modernità morente.
E qualcosa accadrà! Nell’opaco già brilla la luce della “Patria Vallata”, le pagine sono specchi; le fotografie ritraggono le presenze, l’attimo compiuto e quel che è stato o il suo possibile divenire. “Qualcosa di imprevedibilmente positivo accadrà nei paesi svuotati e per questo più vivi” di Tempo e di Natura; luoghi di transito, accumulatori di fondamenti e di fondazioni per artisti già in movimento. Mossi dall’ispirazione che squilla perentoria alla sua ora e, oltre il linguaggio, si esprime con “non umana chiarezza” oltrepassando il limite dell’opera ad incoraggiare l’animo sul cammino della nuova civiltà.
La lettura di Rrose smuove i pensieri soffocati nelle manifestazioni dell’effetto, che nell’arte è il male, accendendoli di insperata luce. Per questo la corretta citazione dei virgolettati mi sembra fuori luogo e impertinente: ogni voce, sia essa ricca di esperienza o alle sue prime affermazioni, si confonde nei passi di un viaggio di avvicinamento “per vedere meglio nel già visto che non riusciamo più a vedere”. Tocca al lettore riconoscere le fonti, goderne e così integrarsi nella nuova concezione: l’Opera non ci appartiene in quanto espressione di un ciclo naturale ed irripetibile.
E Rrose 2 è già un manifesto!
Così mentre tutto volge al termine, un nuovo umanesimo si profila per necessità e l’artista, ricettore e tramite di un infinito, compone la sua parte.
Nella civiltà della decrescita impareremo ad amarci e il mestiere dell’amore sarà l’opera dell’arte.
La quantità non sarà più giustificata e la serialità dimenticata; abbatteremo gli “status” con i “Quadri armati” e diffonderemo la conoscenza delle nostre abilità; il “prodotto” è l’atto, l’azione umana che trasforma la materia nelle scansioni irripetibili del tempo.
Come Rrose Selavy, cui auguro buona vita e aggiungo che, per quanto mi riguarda mi sento già parte del gioco.
Miriam Ravasio
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“Nessun pensiero inganna
nessun presagio mente.
Chi ha lottato con l’angelo
Resta fosforescente”
Conosco Massimo De Nardo da diversi anni, anzi uno dei miei primi affacci in rete fu proprio su CALIBROZEROQUINDICI forse la prima esperienza italiana di libri fai da te, generosamente offerti ad insegnanti e genitori, per promuovere la lettura fra i più piccoli. Ricordo bellissimi racconti d’autore messi gratuitamente a disposizione, con una bella impaginazione e in formato pronto all’uso. Ricordo che lo contattai per la presentazione scritta di un libro Unicef che allora stavo impaginando; migliaia di disegni realizzati all’indomani dell’11 settembre, da bimbi e ragazzi delle scuole di Lecco, ed esposti in un unico striscione lungo 1800 metri. Massimo si studiò le immagini, una ad una e poi e nel giro di poco mi inviò sei cartelle, puntuali e precise di note e poesia: un “semplice” gesto di solidarietà e di pace che non ho mai dimenticato. “Ora a seguire le loro storie, è presto evidente che in nostro “contare”, il raccontare di noi adulti non porta, non dà il risultato giusto. La nostra storia è sbagliata. I bambini lo dicono con una matita, un colore, un pennarello. Noi adulti, poi, chiuderemo questo libro. Forse no. Chissà.” Quel libro, amatissimo, in un certo senso si riapre ora su Rrose Selavy, la nuova fatica artistica di Massimo De Nardo.
Miriam