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Cari amici…

Sento il dovere di informare le decine di persone che ogni giorno mi donano la loro amicizia attraverso facebook, o mi inoltrano le più svariate e stravaganti comunicazioni attraverso questa rete sociale, che pur avendo ceduto a suo tempo al quasi obbligo di aggiungere anche il mio profilo al miliardo di iscritti annoverati dal sito, lo frequento raramente e prossimamente lo farò ancor meno.

Di fronte ad un dogma ormai planetario sono consapevole di essere dalla parte del torto, ma proprio non riesco ad essere amico di un così sterminato numero di persone. Badate bene, non perché siete persone che non meritiate tutta la mia stima e il mio affetto, bensì per l’impossibilità materiale di passare qualche tempo con voi, sorseggiando un buon caffè e, al momento del commiato, stringervi in un abbraccio fraterno.

D’altra parte penso che anche voi l’amicizia la sentiate allo stesso mio modo.

Se mi permettete avrei una piccola criticità da sollevare, non nei vostri confronti, quanto nei confronti del meccanismo messo in moto da facebook.

Alcuni di voi li conosco piuttosto bene e mi onoro di essere loro amico. Però, la semplice dichiarazione pubblica di questa nostra amicizia è pericolosissima, perché trascina con sé un tal numero di conoscenti/aspiranti amici, che mi sgomenta e spaventa. Sono certo, anche se non ne ho le prove, che alcuni imbucati stanno proprio agli antipodi dal sottoscritto: nei modi di pensare, nei difetti, nei gusti e nel modo di spremere il dentifricio (io stiro il tubetto, mentre molti di loro, ne sono sicuro, lo arrotolano).

Probabilmente le difficoltà sono mie, anzi sono solo mie, e intuisco possono  in gran parte dipendere dal fatto che mi esprimo in una lingua morta, praticata dalle poche migliaia di lettori di libri e, in genere, della carta stampata, mente in facebook si è andato formando un nuovo lessico e una nuova sintassi.

Provarci ci ho provato, non con accanimento, ma sicuramente con la buona volontà del neofita. Ho cercato di decriptare:”Ciao ca. ho visto Fior, sempre lastrato, però chi lo corre più?”. “Noooooooooon…mi dire, compresso a quell’ora!?”. “Sogno un fiore…è un abisso, stordito!!!!”. “Mi piace, condivido, uhhh! (non ci è dato sapere cosa)”.

E’ uno sforzo doloroso e improduttivo. Resto a lungo in trance davanti allo schermo fosforescente, sino a quando Carla mi si avvicina, spegne il pc e mi spinge a letto (in questo facilitata dalla carrozzina).

Pertanto, cari amici, se volete comunicare con me, per cortesia, scrivete a UPer e senz’altro corrisponderò.

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