Giochi finiti e infiniti
Mi piacerebbe discuterne seguendo un libro di James P. Carse “Giochi finiti e infiniti”. Di lettura piana e denso di concetti da considerare con una certa soddisfazione.
Per qualche riferimento – purtroppo solo in inglese:
http://en.wikipedia.org/wiki/James_P._Carse
http://www.jamescarse.com/jc/Welcome.html
del libro ho una versione digitale, in italiano, che posso eventualmente inviare ma non pubblicare perché non ho i diritti.
..un capitolo del libro:
Il gioco infinito é intrinsecamente paradossale, esattamente come un gioco finito é intrinsecamente contraddittorio. Poiché l’obiettivo dei giocatori di un gioco infinito é quello di continuare il gioco, essi non giocano per se stessi. La contraddizione del gioco finito è che i giocatori desiderano portare il gioco alla fine a vantaggio di se stessi. Il paradosso del gioco infinito é che i giocatori desiderano continuare il gioco in altri il paradosso é precisamente che essi giocano solo quando ci sono altri a continuare il gioco.
I giocatori di un gioco infinito giocano tanto meglio quanto meno diventano necessari per la continuazione del gioco. È per questa ragione che essi giocano come mortali.
La gioiosità di un gioco infinito, il suo riso, risiedono nell’imparare a cominciare qualcosa che noi non potremo finire.
Se qualcuno é interessato si faccia avanti per continuare il gioco…
Graziano Morganti
Per chi vuole una copia del libro in italiano, si trova ancora disponibile su http://www.bookweb.it al prezzo di € 6,51.
Io l’ho scansionato a mio uso e consumo. Se é per uso personale ne posso fornire una in versione digitale ma solo dietro dichiarazione scritta che non se ne farà uso professionale in seminari, in pubblico, in classe ecc.
Eventualmente contattatemi per email:
graziano.morganti@gmail.com
saluti
E’ oramai molto tempo che stò cercando la traduzione italiana del libro di Carse “giochi finiti e infiniti”. cercandolo su google per acquistarlo mi sono imbattuta nel vostro blog… Sarebbe possibile inviarmene una copia?
Grazie in anticipo e buona serata!
salve le volevo chiedere se mi poteva inviare la copia del libro che ha sul computer, perchè è da molto che lo cerco e non lo trovo!la ringrazio in anticipo
Giulia
Grazie a tutti.
Non cercate subito conclusioni,”take it easy” prendiamola con comodo. Io proponevo di entrare nel merito dedicando prima un pensiero alla struttura e al confezionamento della realtà.
Per Sergio riporto un pezzetto dal cap.90:
I rifiuti sono rivelatori. Quando ci troviamo immersi in una massa di rifiuti che sappiamo essere nostri rifiuti, troviamo anche che quelli sono i rifiuti che abbiamo scelto di produrre, e ci rendiamo conto che, avendo scelto di produrli, avremmo potuto scegliere di non produrli. Poiché i rifiuti sono rivelatori, noi li eliminiamo. Li mettiamo in luoghi dove non possiamo vederli. Troviamo o aree disabitate, dove potercene liberare, o riempiamo a tal punto certe aree con i nostri rifiuti fino a renderle inabitabili. Poiché una società prospera sfrutterà vigorosamente le sue risorse naturali, essa produrrà quantità corrispondentemente grandi di rifiuti, e ben presto le sue aree disabitate saranno sommerse da immondizie, minacciando di trasformare in un immondezzaio anche le aree abitate dalla società.
Poiché i rifiuti sono rivelatori, non solo vengono nascosti fuori della vista, ma vengono dichiarati una sorta di antiproprietà. I rifiuti non sono di nessuno…..
Per Marilena:
non é che “dimentichiamo” di essere mortali é che col nipotino tra le braccia constatiamo che il fatto di essere mortali fa parte del gioco stesso. E se posso permettermi: il fatto di aver scelto di diventare orticoltore aiuta molto nel comprendere il gioco infinito. Spero di avere la possibilità di documentare questa cosa.
Miriam: si può sempre scegliere un gioco finito, lo facciamo continuamente, ma dobbiamo renderci conto che é solo uno dei tanti giochi finiti che abbiamo deciso di giocare. Appunto, é un ridurre alla pratica ciò che nella pratica non ci sta.
Nelle breve righe postate da Graziano si parla di “gioiosità” per un’esperienza senza “fine”, forse come, riducendo alla pratica, potrebbe essere il gioco di Farmville? Incubo straziante per chi fesbucchianamente coabita nelle home page con amici farmvillani-dipendenti.Però divertente. Diverte stare a guardare questi amici che con costanza stanno lì, ore e ore a scambiarsi maialini, mattoni, mucche…ma anche elefanti, mongolfiere, foche (foche??? in una fattoria????), Tour Effeil di plastica gonfiabile…Insomma geometrie frattali di ordinaria follia. Big topazi e smeraldi rubati alla banda bassotti! siamo conciatissimi. arrivederci 🙂
Ieri, sul gioco finito e infinito ho scritto di risorse del pianeta e di consumo. Il consumismo occidentale ha retto fino a che altri paesi come Cina e India, in via di sviluppo e con una massa enorme di persone, sta passando da un modello rurale e povero a un modello ricco, industriale e consumistico.
Ma come possiamo noi occidentali che abbiamo sprecato fino ad ora dire a loro non fatelo? Senza peraltro fare nulla noi per limitare i consumi (si predica bene ma si razzola male). Per cui è difficile cambiare le regole del gioco.
Il consumo errato è anche il consumo di territorio. L’Italia ha devastato per esempio le proprie coste con milioni di costruzioni (spesso abusive e poi assurdamente condonate) che hanno impoverito il paesaggio. Il gioco non è più bello come una volta e magari i turisti non vogliono più giocare preferendo altri giochi in altre località.
E i figli dei laziali o dei campani non potranno più godere appieno della risorsa naturale gratuita che avevano a disposizione i loro padri.
Oppure: se la pianura padana o quella veneta è diventata un immenso capannone e non vi è più spazio tra città e città perchè ogni luogo è fittamente edificato con case e pochi servizi, dove rimane la possibilità di avere un territorio per colture agricole (il nostro bisogno primario è il cibo) oppure semplicemente un paesaggio che era l’orgoglio del nostro bel paese e ora è solo un ricordo nei quadri dell’Ottocento (la nostra verde brianza amata da Goethe…) ?
Sono solo due esempi di come il consumo di territorio deve essere invece parsimonioso e oculato.
Pensiamoci quando progettiamo i nostri Piani di Governo del Territorio.
graziano, gioco io a risponderti
Adamo ed Eva avevano in mente il gioco infinito, da giocare con dio ed il serpente, ma quest’ultimo aveva ben chiaro il gioco finito e così ebbe inizio la nostra storia…
Quando si è bimbi, il solo gioco che abbiamo in mente è il gioco infinito, perchè ancora nessuno ci ha detto che siamo mortali.
Quando cresciamo, presi dalla vita, non pensiamo a giochi finiti o infiniti, ma solo a giocare, giocare, giocare, dimenticando che siamo mortali, nati da mortali e genitori di mortali. E’ così che il solo gioco che molti si divertono a fare è quello di finire,di distruggere, di non lasciare liberi spazi al gioco creativo di altri.
Quando si è vecchi, lasciatemelo dire, si scopre il gioco infinito tenendo tra le braccia un nipotino che vuole giocare.
Se nel gioco finito si gioca per se stessi lo scopo è vincere, quindi si gioca per essere potenti. Nel gioco infinito lo scopo è continuare il gioco. Fuor di metafora se nella nostra vita e nel nostro stare al mondo pensiamo solo a noi stessi in termini di potere, rischiamo appunto che il gioco finisca con noi e non vi sia spazio perchè altri continuino il gioco.
Non vorrei fare del catastrofismo, ma, mi sembra, purtroppo, che la strada che abbiamo imboccato è proprio quella di finire il gioco. I segnali sono evidenti. Se le risorse della terra disponibili per tutti in un anno (365 giorni, cioè fino al 31 dicembre) sono consumate tutte prima di questo termine (si è calcolato che Il 23 settembre è l’Earth Overshoot Day) vuol dire che consumiamo più risorse di quelle che la natura fornisce in modo rinnovabile.
Quindi fra un po’ “Game is over” come apparirebbe nei videogames.
Ma questo non è un gioco…