Consigli di lettura per giugno (festa della Repubblica)
2 Giugno, festa della Repubblica. Italia una e indivisibile. Sono in corso i festeggiamenti dei 150 anni dall’unità d’Italia. La spedizione dei mille garibaldini partì da Quarto nel maggio del 1860 e sbarcò in Sicilia. L’unione dell’ex Regno delle Due Sicilie al futuro Stato unificato italiano sotto l’egida di Casa Savoia fu formalizzata mediante il referendum del 21 ottobre 1860. L’unità si proclamò con la dichiarazione del Regno d’Italia il 17 marzo 1861.
Ho fatto un piccolo elenco, con Miriam Ravasio della biblioteca, di alcuni libri significativi.
Non pensiate siano cose noiose o fuori tempo. Al contrario, alcune letture o ri-letture sono attualissime e, in molti casi, la lettura è straordinariamente appassionante.
Due libri-saggi sull’unità d’Italia dopo 150 anni:
Bella e perduta (l’italia del risorgimento) – Lucio Villari – (Laterza, 2009)
Un’Italia dolente, notturna, divisa, risvegliata alla libertà. Le armi, le parole di un popolo che scopre se stesso dopo secoli di servitù. Giovani che hanno combattuto per l’unità e l’indipendenza della nazione. Questo è stato il Risorgimento. E questo resta l’orizzonte storico insormontabile della nostra identità nazionale e del nostro Stato democratico.
Un paese troppo lungo – L’unità nazionale in pericolo” – Giorgio Ruffolo– (Einaudi, 2009)
Furono gli Arabi a dire che l’Italia era troppo lunga e, come loro, molti altri hanno sperimentato la difficoltà di conquistare (e poi governare) tutta intera la nostra penisola. L’unità nazionale del nostro paese è sempre stata malsicura, minacciata, mai veramente attuata.Una storia che Ruffolo racconta con l’occhio al presente, per opporre alle spinte anti-risorgimentali, oggi sempre piú forti, una speranza: recuperare la forza ideale della nazione per tenere insieme questo nostro, lunghissimo paese.
Dodici donne, l’altra faccia del Risorgimento:
Italiane. Il lato segreto del Risorgimento – Antonio Spinosa – (Mondadori, 2001)
Piccola Italia, non avevi corone turrite
né matronali gramaglie.
Eri una ragazza scalza,
coi capelli sul viso
e piangevi
e sparavi.
Così scriveva la poetessa Elena Bono. Questi versi composti per le donne che si batterono per la Resistenza, ci sovvengono alla lettura di questo libro di Spinosa. Siamo qui invece nel Risorgimento. Spinosa tratteggia dodici ritratti esemplari di grandi italiane dimenticate dalla storia, quella ufficiale delle battaglie e dei trattati di pace, che appare fatta esclusivamente dagli uomini, con le donne assenti: madri, mogli o amanti in ombra sullo sfondo degli eventi. Le vite di questi grandi personaggi femminili vengono raccontate per la prima volta dal punto di vista delle protagoniste, rivelando l’altra faccia, il lato segreto del Risorgimento, e facendone emergere il ruolo decisivo per il raggiungimento dell’indipendenza e dell’unità d’Italia.
Alcuni suggerimenti per viaggiare attraverso l’Italia e la sua storia:
La leggenda dei monti naviganti – Paolo Rumiz – (Feltrinelli, 2007)
Un viaggio di settemila chilometri che cavalca la gobba montuosa della balena-Italia lungo Alpi e Appennini, dal Golfo del Quarnaro (Fiume) a Capo Sud (punto più meridionale della Penisola). Parte dal mare, arriva sul mare, naviga come un transatlantico con due murate affacciate sulle onde ed evoca metafore marine, come di chi veleggia in un immenso arcipelago emerso. Trovi valli dove non esiste l’elettricità, incontri grandi vecchi come Bonatti o Rigoni Stern, scivoli accanto a ferrovie abitate da mufloni e case cantoniere che emergono da un tempo lontanissimo, conosci bivacchi in fondo a caverne e santuari dove divinità pre-romane sbucano dietro ai santi del calendario. E poi ancora ti imbatti in parroci bracconieri, custodi di rifugi leggendari, musicanti in cerca di radici come Francesco Guccini o Vinicio Capossela. Un’Italia di quota, poco visibile e poco raccontata. Le due parti – o forse i due “libri”, alla maniera latina – del racconto, Alpi e Appennini, hanno andatura e metrica diverse. Le Alpi sono pilastri visibili, famosi; sono fatte di monoliti ben illuminati e percorse da grandi strade. Gli Appennini no: sono arcani, spopolati, dimenticati, nonostante in essi si annidi l’identità profonda della nazione.
La lunga strada di sabbia – Pier Paolo Pasolini – Philippe Séclier – (Contrasto, 2005)
Estate 1959. Per la rivista “Successo”, Pasolini percorre la costa italiana al volante di una Fiat Millecento per realizzare La lunga strada di sabbia, un reportage sull’Italia tra cambiamento e tradizione, vacanza borghese e residui di un dopoguerra difficile. Un testo di grande bellezza che continua a colpire per la sua profondità e poesia. A quarant’anni di distanza, il fotografo Philippe Séclier ha ripercorso lo stesso itinerario, ritrovando tracce, immagini e memoria del grande scrittore e del suo memorabile ritratto dell’Italia. Il testo completo de La lunga strada di sabbia è stato pubblicato da Contrasto, insieme all’intero dattiloscritto originale di Pier Paolo Pasolini e alle fotografie di Séclier. Un documento unico per tornare a conoscere l’arte di un grande scrittore e intellettuale e riscoprire il forte legame che lo univa al nostro Paese.
Un viaggio in Italia – Guido Ceronetti – (Einaudi, 1983)
Non un’Italia da cartolina illustrata, quella evocata da Ceronetti in questo suo intenso e spietato libro, ma un Paese, la cui modernizzazione ha prodotto disastri. A piedi, o servendosi di treni e corriere, con Petrarca, Manzoni, Dante e Stendhal in valigia, fra il 1981 e il 1983 lo scrittore torinese raggiunge metropoli o piccole località di provincia, immalinconito e irritato dagli spettacoli cui gli tocca di assistere. Forse non un libro per tutti, ma, ci assicura l’autore, genuinamente scritto per “I nobili del dolore, del pensiero, della malattia, della “fragilità””.
Due romanzi sulla nostra storia di questi 150 anni.
Cuore di Pietra – Sebastiano Vassalli – (Einaudi, 1996)
La storia di una grande casa e di coloro che l’hanno abitata. Cuore di pietra è ben più di un romanzo storico. È una storia d’Italia narrata attraverso le vicende di italiani, apparentemente anonimi, ma che simboleggiano un intero popolo, con le sue contraddizioni, i vizi, le virtù (poche), gli eccessi, le passioni, la dabbenaggine diffusa. La Casa è una piccola patria, all’interno della quali vediamo dipanarsi le vicende di innumerevoli personaggi e, attraverso esse, seguiamo la storia d’Italia, dall’Unità fino ai giorni nostri, passando per la Grande Guerra, il ventennio fascista, la tragedia della seconda guerra mondiale e la trasformazione in una società multietnica.
Piazza d’Italia – Antonio Tabucchi – (prima edizione, Bompiani, 1975 – Feltrinelli, 1993)
Un borgo toscano sulle paludi, vicino al mare. Una famiglia di anarchici, ribelli per temperamento e tradizione, si incarna, nell’arco di tre generazioni, in tre personaggi dai nomi emblematici – Garibaldo, Quarto e Volturno – e nelle donne combattive e coraggiose che li affiancano. Tre generazioni di ribelli per tradizione familiare e per istinto, attraversano la storia d’Italia dall’unità alla liberazione.
Infine due “classici”
Il Gattopardo – Giuseppe Tomasi di Lampedusa – (Feltrinelli, prima ed. 1958)
La storia del Principe Salina e della Sicilia Borbonica al tramonto, che fa da sfondo ad un mondo che cambia. Dall’anno dell’impresa dei Mille di Garibaldi la storia si prolunga fino ai primordi del Novecento. Don Fabrizio constata che alla sua classe, quella dei “Gattopardi”, è subentrata quella degli “sciacalli”, avida di guadagni e povera di tradizioni. Il senso di decadenza della Sicilia e della classe aristocratica, che lascia il posto alla nuova borghesia, capace di adattarsi più in fretta. Ed è il nipote Tancredi ad unirsi ai garibaldini affermando che, “Se non ci siamo anche noi, quelli ti combinano la repubblica. Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. Magnifico il film di Visconti tratto dal romanzo, appena restaurato e presentato a Cannes in questi giorni.
I Vicerè – Federico de Roberto – (Einaudi)
Gli avvenimenti del libro seguono le vicende della famiglia aristocratica, gli Uzeda di Francalanza, di origine spagnola, soprannominata i Viceré, e i grandi mutamenti del tempo, dal 1850 al 1880, le vicende storiche risorgimentali e post-risorgimentali: il passaggio dal regno dei Borboni a quello dei Savoia, l’abolizione del potere temporale dei Papi, la nascita di una democrazia. De Roberto descrive magistralmente la stupefacente capacità dell’aristocrazia di adattarsi alle novità politiche, mantenendo intatto il proprio potere. Un feroce affresco di quello che siamo noi italiani, un quadro che fa venire in mente le tinte forti di Goya.
E una recensione inviata da Miriam
Una storia romantica – Antonio Scurati – (Bompiani, 2007)
“L’Italia deve essere libera. Io ho il diritto ad essere felice”.
Una storia romantica di Antonio Scurati è un autentico romanzo popolare, con un Lui e una Lei che inseguono il loro sogno d’amore nel contesto di una nazione nascente: 1948, le Cinque giornate di Milano. Una scrittura dorata e ombrosa che cattura l’occhio e l’attenzione come “Il bacio” in copertina, per un testo epico, moderno e provocatorio che canta fatti e leggende infilandosi come luce fra le fessure di stanze chiuse. Una sfida a riconoscere il senso nazionale degli italiani nei cento cinquanta anni dai fatti. Jacopo, l’uomo eroico delle barricate, poi piccino, ferito, prigioniero del nemico, ”vivo come un tardo di mente, piegato, mi fondo col volo di una tarma che la mia suola sfarina sull’impiantito”. Aspasia: la donna senza censo, nuova, né ricca né povera, ma gloriosa e bella; una soprano pronta per le parti.
Melodramma metal, moderno nella struttura, che include nelle ultime venti pagine, i titoli di coda; la Tabula Gratulatoria delle “citazioni” o “prestiti” di altre opere, dalla letteratura al cinema, da Hugo a Warren Beatty. Fantasmagoria felice, forse irriverente, svelata nei dettagli e nelle interazioni, dalla Tabula Mistificatoria. Un sorriso per questa storia romantica fruibile anche come guida turistica di una Milano sparita nell’happy hour!
Ecco infine i consigli di letture dati fin qui dal mese di gennaio:
https://www.unpaeseperstarbene.it/2010/consigli-di-lettura-per-maggio/
https://www.unpaeseperstarbene.it/2010/consigli-di-lettura-per-il-mese-di-aprile/
https://www.unpaeseperstarbene.it/2010/consigli-di-lettura-per-il-mese-di-marzo/
https://www.unpaeseperstarbene.it/2010/consigli-di-lettura-per-il-mese-di-febbraio/
https://www.unpaeseperstarbene.it/2010/consigli-di-lettura-per-il-mese-di-gennaio/
Vado fuori tema rispetto ai consigli di lettura di giugno dedicati ai 150 anni dell’unità d’Italia ma la notizia di ieri impone un altro consiglio.
La morte di Josè Saramago, scrittore portoghese, premio Nobel nel 1998, è l’occasione per parlarne, leggerlo o rileggerlo.
La mia scoperta di Saramago risale al 1988, un compleanno, Daniela mi regala “La zattera di pietra”, appena uscito da Feltrinelli, consigliata nell’acquisto nella libreria Fahrenheit451 di Angelo e Cristina.
Il libro mi rivela questo grande autore che ha il pregio di stupire il lettore inventando storie, ribaltando i punti di vista e i luoghi comuni, che scava nell’animo dell’uomo, con una scrittura che è anch’essa straordinaria, piena di invenzioni , uno stile narrativo anticonvenzionale.
Da allora ho cercato di leggere tutto quello che aveva pubblicato prima (Memoriale del convento – l’anno della morte di Riccardo Reis- ecc) e quello che ha pubblicato dopo (Il Vangelo secondo Gesù Cristo- Storia dell’Assedio di Lisbona – e tutti gli altri, fra tutti il capolavoro di “Cecità”, il suo “Saggio sulla lucidità” e tanti altri ancora).
Ho appena finito di leggere il suo ultimo “Caino” (ancora un compleanno, uscito poche settiìmane fa di nuovo con Feltrinelli) ed ancora Saramago stupisce.
Aveva pubblicato quasi tutto da Einaudi (ora del gruppo Mondadori della famiglia Berlusconi) che però lo ha censurato rifiutandosi di pubblicare “Quaderno”, una raccolta di scritti tra cui un giudizio caustico su Berlusconi e certi italiani: “Ma nella terra della mafia e della camorra, che importanza può avere il fatto provato che il primo ministro sia un delinquente?” scrive nell’articolo intitolato “Berlusconi & Co”. “In una terra dove la Giustizia non ha mai goduto di buona reputazione, che male c’è se il primo ministro riesce a far approvare una legge in sintonia con i propri interessi, per proteggersi contro qualsiasi tentativo di punire le sue trasgressioni e i suoi abusi di potere”.
Mi mancherà questo vecchio lucido visionario.