Il “sì” di Maria
Sergio Vaccaro, autore del Teatro-canzone in tempo di Avvento, doveva sciogliere un rovello che l’ha accompagnato sin dalla prima stesura del lavoro andato in scena ieri sera nel salone dell’oratorio. Maria, fu uno strumento inerte nelle mani di Dio per incarnare suo figlio tra gli uomini, oppure fu sua la volontà di accogliere un concepimento e una maternità così straordinari?
Per l’autore il nodo è stato sciolto quando Maria all’annuncio dell’angelo Gabriele rispose: sì. Un sì che è una scelta, una assunzione di responsabilità. Un sì sponsale, che ha travolto più che trasceso, la vita quotidiana e umanissima di Maria e di Giuseppe, chiamati a custodire sin dai primi vagiti l’artefice della alleanza tra Dio e gli uomini. I testimoni chiamati da Sergio a sostenere la volontà di questa sposa-bambina di Galilea sono autorevoli: dai Vangeli canonici a quelli apocrifi, sino all’interpretazione gestuale nell’Annunciazione di Antonello da Messina.
Se la lettura dell’annuncio divino è l’oggetto centrale dello spettacolo, bisogna dire che il pathos più coinvolgente per gli spettatori sono state la Buona Novella di De André e i commenti biblici in forma di poesia di Erri De Luca: le une abilmente eseguite e gli altri interpretati con forza e passione da un gruppo di splendidi non professionisti, ma non per questo meno capaci di creare suggestioni ed atmosfere emozionali.
Se appena socchiudevi gli occhi avvertivi il vento che dal deserto arriva a scuotere gli orti di Galilea, il salmodiare nei templi, il racconto di prodigi cullati dalle sonorità che riecheggiano l’antichissimo ūd’ sharqi.
Sergio mi racconta che tutti insieme hanno provato pochissimo, eppure ognuno per la sua parte si è ben rapportato col gruppo. Questo significa che ancora una volta, da regista consumato, è riuscito a trovare la cifra giusta per coinvolgere emotivamente i protagonisti ed amalgamare sapientemente gesti teatrali, letture, musiche, proiezione multimediale. Così come sono azzeccati i testi che tutto tengono insieme.
Tra i protagonisti di questa rappresentazione ci sono presenze ormai consolidate. Aurora Spreafico, che alla parola fluente e dal nitido timbro unisce un linguaggio del corpo assai espressivo, che coinvolge e avvolge gli spettatori con tutti i sensi. Anna Scapolo, che al testo, a qualsiasi teso, conferisce sempre una nota ardente e fortemente partecipata. Michele Maggioni, a dispetto del modo singolare di imbracciare la chitarra segnalato da Sergio, narra con consumato trasporto gli arpeggi di De André, duettando con la chitarra esperta di Giovanni Previtali a fare da indispensabile controcanto.
In Teatro-canzone in tempo di Avvento ci sono stati dei debutti significativi. La giovanissima Arianna De Caria ha conferito a Maria, madre, tutto il candore e la tenerezza di una sposa-bambina. Andrea Mangione ha letto un passo del protovangelo di Giacomo con sicurezza e con un bella intonazione profonda.
E poi il coro parrocchiale diretto da Damiano Bonanomi. Alle qualità che tutti apprezzano durante le funzioni religiose, hanno saputo con bravura ampliare a nuove armonie il loro repertorio. L’unico limite, rilevato da altri e che io condivido, è stato quello di non aver trovato uno spazio maggiore alle loro cantate, magari anche osando pezzi al di fuori del filo rosso seguito, quello dell’opera di De André
Una prova pienamente riuscita, insomma, che suggerisce a questa eterogenea compagnia di provare a cimentarsi in altri lavori. Non solo. Si dimostra come sia praticabile mettere insieme format culturali ineccepibili, portati in scena da interpreti di talento e in grado di comunicare emozioni, con costi cogenti alle disponibilità economiche attuali, pari a zero.