Basta! Fermiamo le guerre, non le persone!
Riceviamo e pubblichiamo un post diffuso sulla pagina Facebook del Team “Io sto con la sposa”, di cui la nostra Cinzia Mauri è una componente, in merito alla nuova tragedia in mare al largo di Lampedusa del 9 febbraio: 29 migranti morti assiderati.
Basta! Basta! Basta! Ma cosa ci sta succedendo? Davvero possiamo accettare di lasciar morire la gente nei nostri mari?
La strage di stanotte si poteva e si doveva evitare! Hanno lasciato morire di freddo 29 persone su una barca in balia della tempesta a 100 miglia da Lampedusa.. E potevano essere ancora di più se due motovedette della Guardia Costiera non avessero sfidato onde di sette metri per tentare un salvataggio impossibile e comunque tardivo. Se in alto mare ci fossero state le navi da guerra della Marina Militare, quelle vite sarebbero state salvate.
Chi ha chiuso Mare Nostrum porta la responsabilità politica e morale di questa ennesima strage, insieme a tutti quei burocrati e quegli imprenditori della paura che hanno reso impossibile attraversare il Mediterraneo se non sulle vie del contrabbando.
Possibile che un siriano debba andare a morire per chiedere asilo? Possibile che con la guerra a tre ore di volo da Roma, l’Italia e l’Europa abbiano chiuso una missione di salvataggio come Mare Nostrum con l’unico obiettivo di accogliere meno profughi? Possibile che la politica pur di guadagnare una virgola nei sondaggi di gradimento di un’opinione pubblica sempre più xenofoba sia pronta a tutto, anche a lasciare che la gente muoia e le barche colino a picco a qualche miglio di distanza dalle zone di competenza delle nuove pattuglie di Frontex?
E noi, possibile che 29 persone lasciate morire nei nostri mari non ci dicano niente? Cosa ci sta succedendo?
Forse un giorno ce lo rinfacceranno, forse sarà tutto rimosso dalla storia dei vincitori. Ma nel nostro intimo sapremo sempre che – fosse anche soltanto per la nostra indifferenza – siamo stati tutti complici di quei morti e di quelle stragi.
Cinzia e Sergio inviano una foto dal web dell’iniziativa di Radio Popolare e scrivono “noi c’eravamo”.
Dalla rete abbiamo trovato il video del flash mob e lo abbiamo messo sul nostro sito nello spazio video.
Ecco comunque il link:
https://www.youtube.com/watch?v=SKI-V_ngwZE
Rispetto a queste morti domani a Milano c’è un’iniziativa di Radio Popolare. Alle 16.00 in piazza Duomo con un lenzuolo bianco e una radio, si cercherà di dare forma e dimensione a questa tragedia.
Questa sera in sala civica “Il bambino con il pigiama a righe” e sentendo parlare di leggi razziali, di campi di sterminio ci chiediamo come è stato possibile, se le persone, i vicini di casa, chi vedeva passare quei treni non sapeva e perchè non si è opposto? Alle generazioni passate chiediamo conto della “complicità” silenziosa alla segregazioni, alle leggi razziali, alle deportazioni, così come chiediamo conto dell’ apartheid, delle navi negriere, della schiavitù. Le generazioni future, i nostri figli, i nostri nipoti chiederanno conto a noi delle morti nel mediterraneo e non potremo nemmeno dire che non sapevamo, che non avevamo capito, oppure dire che era troppo pericoloso opporsi.
Lo so ogni giorno ci arrivano notizie tremende: la guerra in Ucraina, i morti giustiziati dall’isis, il terrorismo, le guerre della Siria e l’Iraq e la Libia che colano a picco, la guerra in Palestina e ci sarebbe molto, molto di più che non arriva neanche come notizia nelle nostre case. Forse se ci facessimo toccare veramente da tutto questo non ne sopravviveremmo, ne saremmo sopraffatti. Forse è una sorta di autodifesa, troppo il mondo che entra nelle nostre case con notizie sconvolgenti, forse è più facile immedesimarsi con storie tragiche di cui conosciamo il volto, i particolari della vicenda, oppure che sono più vicine al nostro vissuto come la tragica e assurda morte di quella piccola bimba che non ha trovato posto negli ospedali del nostro assurdo Paese.
Forse queste sono le nostre attenuanti ma a me non bastano, sono troppo vicini questi morti, sono nel mare dove andremo a fare il bagno quest’estate, erano troppo disperate le loro storie (hanno viaggiato attraverso deserti, guerre, torture, stupri, violenze), hanno avuto freddo, fame paura, un vuoto enorme nel cuore nel lascire i figli, mogli, o nel far andare figli, mogli, mariti, ma soprattutto a me non bastano perchè si potevano evitare, potevamo fare qualcosa. Risolvere la situazione in Libia, in Palestina per porre fine a quei disastri a cui noi abbiamo contribuito è molto complesso, ma salvare uomini, donne e bambini è prima di tutto un atto di umanità. Un primo modo c’è e lo abbiamo usato: Mare nostrum. Sono contraria alle polemiche di questi giorni piene di se e a volte strumentali, anche perchè anche Mare nostrum non basta, bisogna guardare tutto da un altro punto di vista, fare in modo che questi disperati, almeno una parte, non debba attraversare il mare per mano dei criminali su imbarcazioni criminali: servono CORRIDOI UMANITARI, serve RICONOSCERE il DIRITTO d’ASILO alla PARTENZA e non all’arrivo, a chi sopravvive. Chi fugge dalle guerre deve poter prendere un aereo per venire in Europa e scegliere in quale paese andare, non lo fanno non perchè non hanno i soldi, i viaggi della morte sono molto più costosi ma perchè LE LEGGI EUROPEE GLIELO IMPEDISCONO.
Cosa fare non so, chiedo aiuto, bisogna fare pressione sul governo europeo ma anche reagire allo stordimento e dire io non ci sto! Non nel mio nome questa politica miope che guarda solo agli interessi, non con il mio contributo!
Bisogna compiere atti d’umanità se no doremmo chiederci non più di restare umani, ma se lo siamo ancora.
Le parole che ci ha inviato Cinzia arrivano poche ore prima dalla notizia di oltre 300 migranti morti dell’ennesima tragedia nel Mediterraneo.
Persone che si sono rese conto che il loro imbarco poteva costituire un pericolo per le condizioni del mare. Costretti a partire sotto la minaccia delle armi dei trafficanti.
Le armi.
Ancora le armi. Le stesse armi dalle quali tanti migranti fuggono in zone di guerra dimenticate.
E’ vero. Bisogna fermare le guerre, non le persone.