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Grazie Enrica

Siamo a Casa Corazza con Giorgio, Maricela e Chiara, per un nuovo progetto culturale che coinvolgerà UPper insieme ad AUSER sulla vita nel ‘900 dei nostri anziani a Monte Marenzo, quando arriva Carla che dice: “Devo darvi una triste notizia… E’ morta Enrica Chiari”.

Il silenzio che segue è carico di ricordi per noi. Ripensiamo all’ultima volta che l’abbiamo incontrata, l’aprile scorso, per realizzare l’intervista con la sua testimonianza a 70 anni dalla fine della guerra, quando ci raccontò quella pagina di storia, avendola vissuta da protagonista da giovanissima nelle fila della Resistenza.

E’ incredibile, ma nonostante ci conoscessimo da quarant’anni, siamo riusciti solo due mesi fa a strappare ad Enrica l’assenso a pubblicare sul nostro sito una piccola parte del racconto della sua esperienza (https://www.unpaeseperstarbene.it/2015/intervista-a-enrica-femia-per-il-25-aprile-2015/). Non si voleva, ovviamente, indagare le vicende private della sua famiglia, bensì sul ruolo che svolse giovanissima a sostegno della lotta partigiana nella sua Omegna. La sua risposta era sempre la stessa e categorica: “Non ho fatto niente di particolare; quello che ho fatto io l’hanno fatto tante altre persone di cui nessuno parla”. Eppure, per noi era importante far conoscere perché rischiò di finire deportata a 16 anni…

Anche in quella occasione Enrica non aveva mancato di insegnarci qualcosa, a noi che la conosciamo da tanti anni e idealmente ai ragazzi che avrebbero letto le sue parole. Sì, perché il suo modo di vivere è stato sempre quello di portare all’attenzione di chi la circondava che il mondo può essere migliore se tutti noi, in prima persona, ci impegniamo direttamente, per impedire ingiustizie e realizzare invece realtà che mettano al centro l’uomo con i suoi bisogni.

Il Sindaco di Monte Marenzo, Paola Colombo, riprese le parole di quell’intervista durante la cerimonia del 25 Aprile e, al termine del discorso, Paola andò a salutarla in piazza, la abbracciò: un modo per dire grazie ad Enrica a nome di tutti noi, di tutta la comunità di Monte Marenzo, dove Enrica aveva scelto di abitare insieme a Franco negli anni ’70.

Originaria di Omegna sul lago d’Orta, in Piemonte, Enrica Femia, dopo la liberazione, si era trasferita a Milano. Lì, ad Affori, in un convento abbandonato, fondò, insieme ad altri, la scuola “Ex Partigiani” per studiare e partecipare alla ricostruzione di una nuova società.

Sì, perché noi non riusciamo proprio a ricordare Enrica senza andare col pensiero alla Resistenza contro la dittatura nazifascista, senza vederla spostare libri e banchi nell’immediato dopoguerra per far nascere il Convitto Rinascita, una scuola nuova, popolare, per dare un’istruzione professionale ai giovani, ma anche per mantenere vivo per gli anni a venire lo spirito di libertà e di democrazia conquistati con tanti sacrifici.

Poi l’unione con Franco che conobbe proprio lì in quella scuola, reduce dai campi di concentramento in Germania, e la vita insieme, iniziata a Selvino, tra il 1949 e il 1954, in una casa a fianco della Colonia che aveva ospitato, subito dopo la guerra, 800 bambini orfani reduci dai campi di sterminio di mezza Europa. Franco svolgeva la funzione di Economo della Colonia e lì, nel 1950, nacque Dino, il loro primo figlio, e poi Ornella (https://www.unpaeseperstarbene.it/2014/la-memoria-di-sciesopoli-e-la-storia-di-enrica-e-franco-chiari/).

L’amore per i libri, per la cultura come motore dell’emancipazione e della libertà dell’uomo sotto qualsiasi latitudine, era la sua “magnifica ossessione”. Su questo era intransigente nei confronti di noi, giovani apprendisti della politica, e ci incalzava severa: “Bisogna parlare con i giovani, dovete insieme studiare la storia, dovete approfondire i processi economici, altrimenti non si capisce il perché di quanto accade e dove va il mondo”. Questo rigore l’aveva portato nella sua lunga militanza all’interno del Partito Comunista Italiano.

I più anziani Enrica e Franco li hanno conosciuti a Lecco dove hanno continuato la loro attività politica nelle fila del PCI e poi appunto qui a Monte Marenzo. Nella loro casa i compagni si ritrovavano per discutere sulle vicende politiche del momento ma anche per organizzare le attività che ci hanno impegnato in tanti anni: le feste dell’Unità; la redazione del periodico “Pais”; le iniziative culturali; lo studio delle dinamiche del territorio e le conseguenti proposte in tema di lavoro e di sviluppo urbano… Enrica era sempre lì, prima ad ascoltare e poi ad intervenire, a dire la sua.

Gli scandali italiani e la politica disastrosa degli ultimi anni la facevano arrabbiare. A chi andava a trovarla non mancava di dire che bisognava fare questo e quello, non riusciva a concepire l’impossibilità di non reagire, di non organizzarsi, di contrastare un modello negativo di amministrazione e governo.

Di Enrica ci restano le discussioni animate, comprese le visioni politiche non sempre coincidenti, ma sempre ricche di spunti e riflessioni che ci facevano concludere con: “Resta ancora molto da fare in questo mondo”. Resta la passione per i libri, la curiosità per le vicende storiche e sociali e, soprattutto, una fiducia e un amore per l’essere umano quanto tale, senza altro attributo. Quello che invece perdiamo è un’altra testimone diretta di un’epoca (saremmo tentati di dire di un’epopea), fatta di donne e di uomini generosi che hanno donato alla generazione di chi scrive in questo momento oltre sessant’anni di pace, libertà e democrazia.

Ecco Enrica. In poche righe abbiamo cercato di riassumere la tua vita e sappiamo che, dopo averle lette, ci avresti rimproverato perché, come sempre, non volevi essere in primo piano.

Più tardi e domani verremo a salutarti a casa e ad abbracciare Ornella e Dino e la tua famiglia.

Ciao Enrica. E grazie.

Sergio e Angelo e gli amici di Monte Marenzo

 

Per noi Enrica era anche la moglie di Franco Chiari, caro compagno e amministratore nel comune di Monte Marenzo nei primi anni del 1990, scomparso nel 2008. Pensiamo che il modo migliore per ricordarli sia con questa fotografia, giovani e felici in un’Italia finalmente libera, nel giorno del loro matrimonio.

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