Eravamo in tanti
Eravamo in tanti ieri a Lecco alla “Marcia delle donne e degli uomini scalzi”. Tante persone che hanno voluto (come ha scritto Angelo, idealmente con noi, in un suo commento ieri) “condividere la condizione di quanti sono in cammino in un lunghissimo e disperato viaggio della speranza”.
L’invito degli organizzatori, il Comitato Noi tutti Migranti, era quello di sfilare a piedi scalzi, con lo stesso appello nazionale lanciato dai promotori a Venezia https://www.unpaeseperstarbene.it/2015/la-marcia-delle-donne-e-degli-uomini-scalzi-a-lecco-noi-ci-saremo/ e che ha visto il coinvolgimento di 60 città italiane.
Decine erano le Associazioni di Lecco che hanno aderito. Anche noi di UPper lo abbiamo fatto, dopo una riunione organizzativa svolta martedì presso la Sede della CGIL.
Ieri alla marcia, dopo aver scritto un post per il nostro sito https://www.unpaeseperstarbene.it/2015/donne-e-uomini-scalzi/, ci sono andato con Cristina e, davanti al Ferrhotel di via Balicco, abbiamo trovato tanti amici di UPper e di ValleAttiva, l’altra Associazione della Valle San Martino che si occupa di accoglienza ai migranti. Tanti amici di Monte Marenzo, di Calolzio di Lecco e di tutta la provincia. Tanti sorrisi per dirsi “Sì, ci sono anch’io”.
Prima Cristina ha voluto acquistare un paio di scarpe nuove e le ha portate all’auto degli organizzatori che le raccoglievano perché servono ai ragazzi che sono nei Centri di accoglienza del territorio.
Tanti erano i migranti che con noi hanno sfilato e che ci hanno raccontato le loro storie. Accanto a me c’è un ragazzo del Mali che si è imbarcato in Libia su uno dei barconi che attraversano il Mediterraneo. Cristina parla a lungo in francese con un ragazzo del Togo appena arrivato al Bione.
Tanti alzano le scarpe prima della partenza e poi sfilano scalzi, con i loro bambini. Ascoltiamo la musica che ci accompagna (quattro bandisti rumorosi) e ci fermiamo ad ascoltare l’Appello di Venezia in inglese, in francese, nelle tante lingue dei migranti.
Si fanno alcune soste durante il percorso per ascoltare le storie raccolte al Centro Profughi. Storie terribili e storie di speranza. Ci si ferma davanti al Comune di Lecco (il sindaco Virginio Brivio ha sfilato con noi) e ancora in via Cavour, letteralmente piena di gente per tutta la sua lunghezza fino all’imbocco di Piazza Garibaldi dove la manifestazione si conclude con un ballo sfrenato di un rapper di colore che canta un pezzo di Bob Marley.
La piazza è piena, ed ora ci si rimette le scarpe (chi le ha tolte ed ha sfilato per tutto il tragitto così).
Questa mattina scrivo questo articolo e poi dovrei aggiungere una galleria fotografica delle tante immagini scattate ieri. Non ho tempo per farlo allora ne scelgo solo due. Magari, come suggerisce Elisa, mandate le vostre nell’album aperto sulla nostra pagina Facebook.
https://www.facebook.com/media/set/?set=a.528534820643030.1073741832.457093587787154&type=3
Solo per dire che anch’io sono tra quelli contenti di aver partecipato alla camminata dei “descalzos” che, dobbiamo dirlo, ci ha fatto star bene.
Organizzazione ‘leggera’, come racconta Sergio, qualche lettura e musica dal vivo cammin facendo, e tanti partecipanti indigeni (cioè di qui, noi del posto) con la semplice pretesa di dire ‘ci siamo’, e naturalmente tanti stranieri, in grandissima parte giovani, ragazzi, di provenienze diverse. Qualcuno più disinvolto, ma molti intimiditi e incerti in mezzo a gente sconosciuta o quanto meno, com’è ben comprensibile per chi è arrivato da poco e con un’esperienza dura alle spalle, in cerca di riferimenti e con mille domande in sospeso.
Il giovane del Togo con cui ho potuto parlare lungo tutta la strada, ad un certo punto, dopo il primo tratto, guardando ridendo i nostri piedi, ha chiesto lui, giustamente, come mai si manifestasse a piedi scalzi (scelta nostra, infatti!!). Con qualche imbarazzo, credo di essere riuscita a spiegarmi, perché a quel punto mi ha detto “Sì, ho capito, d’accordo”.
Poi è venuto naturale proseguire insieme, ci siamo trovati entrambi interessati a scambiare opinioni su quanto si sta vivendo, da una parte e anche dall’altra, fino alla sua richiesta di un consiglio su quale scelta sia migliore tra il restare in Italia e il proseguire in nord Europa!
Il giovane, passato da Nigeria e Libia per arrivare sulle nostre coste, è qui da poche settimane ed è ora ospitato nella struttura provvisoria al Bione. E’ consapevole della non facile situazione anche italiana, ma venir via dal suo paese era, dice, l’unica scelta rimasta. Ha ventiquattro anni e molte speranze per una vita nuova.
Alla fine non ho colto molto dell’insieme della manifestazione, ma sicuramente ho sentito una bella carica di energia positiva, che circolava per il corteo e che credo sia arrivata anche ai perplessi avventori dei bar del centro all’ora dell’aperitivo, che ci guardavano passare…
Ieri sera e stamattina mi son messa a cercare notizie sul Togo e in famiglia mi è stato suggerito di consultare il sito The world Fact Book – CIA (nientemeno!) che è molto dettagliato e aggiornato (in un inglese abbastanza comprensibile).
Salutandoci con il ragazzo conosciuto ed altri a fine camminata, insieme a Cinzia, Ruggero, Sergio V. e Sergio C, ci siamo ripromessi di rivederli e tenere aperto il filo di comunicazione creatosi con la giornata ‘a piedi scalzi’.
Valleattiva ha qualche proposta al riguardo, ci sentiamo,
Cristina