Grande successo per la prima di “Undicesimo comandamento”
Elisa entra in scena sulle note di Stabat Mater. E’ a piedi nudi. Si siede. Infila le scarpe come per mettersi nei panni del personaggio che deve interpretare. E’ solo sul palco che questa trasformazione può miracolosamente avvenire.
Poi è la registrazione della voce di Elisa a svelarci i pensieri di Serena…
Inizia così “Undicesimo comandamento”, lo spettacolo teatrale andato in scena ieri sera 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, in prima nazionale a Calolziocorte, presso il Teatro Istituto Caterina Cittadini tratto dal romanzo della scrittrice Elena Mearini, che era seduta proprio davanti a me e con la quale ho scambiato le nostre opinioni su questa messa in scena del suo straordinario romanzo e sull’interpretazione eccezionale di Elisa Barachetti.
E’ la stessa Elena Mearini a dirlo sul palco, a fine spettacolo, accanto ad Elisa e al regista Paolo D’Anna: li ringrazia perché hanno saputo avere “rispetto” della parola, di questo testo e di questa storia. Proprio in questa giornata contro la violenza sulle donne e proprio in questo periodo funestato dalla violenza di ogni genere è la “bellezza” che ci può salvare.
L’incontro di Elisa e Paolo con il testo di Elena Mearini è avvenuto separatamente. Elisa ad un seminario all’Università, circa quattro anni fa, con l’Autrice che raccontava dell’esperienza di raccolta delle testimonianze per scrivere il libro. Erano stati letti alcuni brani e Elisa ne rimase folgorata (parole sue). Paolo in occasione di una lettura scenica con Salvatore De Gennaro e l’incontro con l’Autrice. Quel testo lo ha rapito per la sua forza e subito pensò ad Elisa come la migliore interprete possibile di quel testo che ha adattato per il teatro.
Ho avuto il privilegio di assistere a qualche prova a casa di Elisa e nella saletta del Circolo Arci a Foppenico. Elisa (con la quale ho lavorato per lo spettacolo “Io sono la mia opera” che parla ancora di discriminazione e di violenza sulle donne), aveva bisogno di conferme su alcune sue intuizioni di interpretazione del personaggio di Serena. Che ne dici di questo? Mi chiedeva. E mi mostrava il ripetuto ossessivo gesto di prendersi con una mano l’indice della mano destra ad evocare “l’uncino di ferro al posto delle dita” se Diego, il marito violento di Serena, avesse messo in atto l’intenzione di “farla monca”.
Oppure mi mostrava il modo di tenere quello scampolo di tessuto, usato di volta in volta come tovaglia, come straccio per smacchiare gli arredi di casa, come borsa per contenere gli spiccioli, come fazzoletto per pulire lo schifo dello stupro o come sudario.
O ancora mi chiedeva se la bambola che Serena porta con sé, una Barbie, fosse evidente feticcio della donna oggetto che offre all’altare in chiesa. Io mi limitavo a invitarla a “farmi vedere”, e lì non potevo far altro che confermarle la validità di tutte quelle intuizioni.
E poi, ieri sera, ho avuto la conferma del gran lavoro di Elisa, della forza di questa messa in scena e della felice scelta di alternare la registrazione dei pensieri della protagonista con la recitazione.
Così come ho avuto la conferma della straordinaria scelta delle musiche da parte di Maurizio Pancotti, geniale a suggerire un valzer nel momento topico dello spettacolo, quando Serena decide di ubbidire al suo “undicesimo comandamento: uccidi chi non ti ama”.
Una scelta sbagliata. Pagata da Serena a caro prezzo: con una pena scontata dopo “quindici anni da quel giorno…, cinquemilaquattrocentosettantacinque giorni dal Diego riverso sul pavimento”.
Così nella palestra vuota, dove il figlio di Serena si allena per il suo esordio di pugile, Elisa fa sentire sul corpo del suo personaggio i tre colpi che arrivano a segno. Ancora una volta tre colpi, come quelli battuti dal suo piede per altre due volte durante lo spettacolo nei momenti di massima tensione e di violenza.
Eppure Serena aveva un’altra possibilità, quella di affidarsi senza timore al Centro di Ascolto dello Sportello donna. Ma lei non varcherà quella soglia distante solo otto passi: “…Bastano pochi passi. Altri otto. E potrei rompere l’esilio del mio morso.”
Lo sanno bene le amiche di Telefono Donna di Lecco, presenti ieri sera allo spettacolo, invitate dal regista insieme a tanti amministratori e assessori alla cultura del territorio per convincerli a far vedere questo spettacolo, non solo il 25 novembre o l’8 marzo, ma tutti i giorni, perché è tutti i giorni che avviene la violenza.
Alla fine Paolo ringrazia tutti dopo le parole di Elena Mearini.
Elisa, che a fine spettacolo ha levato le scarpe del suo personaggio, non dice una parola, svuotata dall’emozione dopo aver dato corpo e anima (e lividi sulle mani, come ho visto dopo) a questo testo. E il pubblico del teatro quasi pieno le ha attribuito l’applauso più grande.
Sergio Vaccaro
Foto a fine spettacolo e foto durante le prove di Giorgio Toneatto.
Non ero presente all’evento ma ne ho sentito parlare un gran bene.
Bravissima Elisa e bravo Paolo. Confido di assistere ad eventuali e auspicabili repliche.