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Anche gli Alpini di Cisano al ritiro italiano dal fiume Don nel 1943

Il 26 gennaio si ricorda il ritiro delle truppe italiane dal fiume Don. In questo articolo vogliamo raccontare che cosa accadde al quinto reggimento Alpini tra il 15 gennaio e il 5 febbraio 1943.caduti coprili col bianco soffice mantello

Le perdite sono di 173 morti, 2698 dispersi, 1258 feriti e congelati.

Tra i caduti sono compresi anche alcuni soldati provenienti da Cisano Bergamasco. Alcuni di loro sono rimasti per sempre in Russia e solo tempo dopo, le loro tombe sono state ritrovate.

Vi proponiamo il seguente video di Paolo Barabani, dal titolo esplicito: “Per non dimenticare”

https://metavideos.com/video/2249747/per-non-dimenticare-di-paolo-barabani

Vi segnaliamo il seguente link che rinvia all’archivio storico di Roma, nel quale è contenuto il documento ufficiale di uno dei nostri soldati, proveniente da Cisano Bergamasco12665906_10153532019258757_1675915411_n

http://www.larchivio.org/xoom/alpino-salagiulio.htm

Mi è stato gentilmente consegnato un diario tradotto dalla lingua inglese che racconta queste vicende a partire dall’ 1 decembre 1942. Si racconta infatti della battaglia mossa contro l’esercito Bolscevico da parte delle truppe italiane, sul finire della seconda guerra mondiale.

Nella zona ovest di Torino era stato radunato, a partire dalla fine di ottobre 1941, in attesa del trasferimento in Russia, tutto il 5° Reggimento: il battaglione Tirano a Rivoli, il battaglione Edolo ad Alpignano, il battaglione Morbegno ad Almese. I tre battaglioni partirono a fine luglio 1942 con destinazione Caucaso.
A causa dello sfondamento russo i battaglioni si dirigono a Voroscilovgrad, cambiando la destinazione a cui erano diretti. Il 30 agosto 1942, sotto colpi di mortaio, cadono alcuni ufficiali ed il comandante del battaglione Tirano, maggiore Volpatti. Sostituito da truppe rumene, il reggimento si avvia verso la zona di Podgornoje ed ai primi di novembre, si posiziona sulla riva del fiume Don fra Bassowka e Belagorje. Sono 10 chilometri di fronte, un’estensione enorme.calzature contro il gelo
In dicembre i russi sferrano una micidiale offensiva, riuscendo a sfondare prima nel settore meridionale e poi in quello ungherese a nord, per cui gli alpini sono circondati dall’esercito sovietico.
Il 16 gennaio 1943 inizia il ripiegamento che terminerà a Wossnesenowka, il 31  gennaio. La tragedia di quei giorni è stata ampiamente descritta.
Da Skororyb e Sceliakino dove si distinse l’Edolo, ai fatti di Arnautowo: il Tirano si sacrifica per permettere alla colonna principale di giungere a Nikolajewka.caduti campagna-di-Russia--italiani[2] (1)
La tremenda odissea terminerà a Shlobin a fine marzo, quando solo 4 tradotte riportano in Patria i resti del glorioso reggimento, al quale viene concessa la seconda Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Nella primavera del 1943, fu intrapresa nei depositi l’opera di ricostruzione delle unità, che risultavano pressochè distrutte, dopo l’esito del ripiegamento in terra russa.

Vi propongo alcuni stralci delle pagine di diario:

“16 gennaio 1943. L’attacco russo è stato violento e improvviso. E questa volta, i russi, agendo sul punto di congiunzione tra Edolo e Vestone, riescono a far penetrare la linea italiana per raggiungere le prime case della frazione di Bassowka. Qui sono stati annientati dal fuoco dell’artiglieria e mortai. Nella notte, sembrava che la calma fosse tornata, i russi raccoglievano le centinaia di morti e feriti sulle loro slitte, secondo l’accordo stipulato con il nostro reggimento Alpini”.

 “26 gennaio 1943. La battaglia è iniziata dalle ore 15:00, si stava aspettando un attentato dai partigiani. Il battaglione “Tirano” ha iniziato a muoversi, seguita dalle slitte tedesche. Moccagno, il comandante del battaglione, avanza fino ad una colonna per capire la situazione, mentre cadono bombe, spari di mitragliatrici e colpi di mortaio. I russi sono pressati sul fianco sinistro, mentre la strada per Arnatowo è stata sbarrata da cannoni z ripiegamento corpo darmata alpinoanticarro, mortai e mitragliatrici. Il Maggiore ordina il dispiegamento dei battaglioni e di aprire il fuoco, su suggerimento di un ufficiale di cavalleria. Si vuole cancellare in ogni modo le slitte che sono state posizionate in mezzo alla strada dall’esercito russo. Distruggendole, si consente all’artiglieria di avanzare. Durante la notte siamo stati svegliati da un attacco russo. Il battaglione “Valchiese” è stato attaccato, ma è riuscito a respingere l’armata russa. Alla 1:00 del giorno successivo Arnontowo è stata attaccata e là il battaglione “Valchiesa”, e il 35° di Bergamo riesce a difendersi, ma con pesanti perdite. 

 

Gli Alpini del Tirano continuano l’attacco fino alla ritirata russa, il generale Reverberi ordina di riprendere la corsa verso Nikolajevka. Più tardi, nei pressi di Nikolajevka, la colonna del battaglione si fermò perchè trovarono altre truppe russe. Ci è pervenuta la notizia che un attacco era in corso contro il battaglione Vestone e Valchiese. L’attacco però, è stato bloccato vicino alla stazione sul bordo destro della città. Accanto all’armata tedesca è stato posto un gruppo di soldati dal battaglione di Bergamo. Per crescenti difficoltà l’ufficiale Reverberi decide di far ritirare il battaglione Tirano. Il Colonnello Chierici del 6° reggimento Alpini, comunica che gli rimangono poche truppe a disposizione e richiede il sostegno del 5° reggimento Alpini. (…)caduti ritirata (2)

La notte si decide di rimanere sull’attenti, quindi ogni uomo che possedeva ancora un’arma ed era in grado di combattere avrebbe dovuto partecipare all’azione. Il generale Reverberi sale su un carro armato e decise di portare a termine l’ultimo attacco. Il generale Reverberi conduce il battaglione in avanti e riesce a distruggere la linea dei difensori russi”. 

 

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