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Noi e Chernobyl

Quando 30 anni fa,  è scoppiato il reattore n4 della centrale nucleare di Chernobyl avevo 12 anni, mi ricordo molto bene quei giorni, l’indicazione di non uscire a giocare, di non mangiare la verdura fresca, di non bere il latte, mi ricordo le giornate di primavera passate in casa e quei momenti all’aperto vissuti oltre che con la preoccupazione dei nostri genitori, anche con la nostra. Mi ricordo poi le immagini e i film visti a  scuola.

Nonostante queste precauzioni la “nube” di Chernobyl ha avuto i suoi effetti anche qui, a tanti chilometri di distanza. La metà del Cesio 137, ma anche iodio e tellurio  hanno raggiunto un buon numero di Paesi europei (14 tra cui l’Italia), sono stati raggiunti da radiazioni superiori al limite per definire un’area radioattiva, questo ha comportato l’aumento di alcuni tipi di tumori e delle malattie della tiroide oltre le malattie autoimmuni, malattie che colpiscono purtroppo anche oggi le persone che quel 26 aprile non erano ancora nate.

Gli effetti sulle persone che vivono nelle zone vicine alla centrale sono ancora più terribili: tantissimi i bambini malati, tantissimi i bambini orfani. Famiglie segnate che vivono in poveri villaggi, dove coltivano  piccoli  orti su una terra segnata per sempre.

I bambini ucraini, ospitati  presso le famiglie italiane, ci ricordano ogni estate questa tragedia e le sue conseguenze.

A volte è doloroso vedere certe immagini, ricordare, sapere e conoscere, ma questo ci aiuta a muoverci di conseguenza e a fare delle scelte più consapevoli, come quella che i cittadini italiani hanno fatto e confermato  in merito al nucleare.

Volevo portare altri contributi, elencare dati e numeri, ma penso che non si possa aggiungere altro al video che potete vedere cliccando su questo link:

http://www.internazionale.it/video/2016/04/21/cernobyl-ritorno

Cinzia Mauri

foto di apertura: SERGEI SUPINSKY / AFP / GETTY IMAGES

Aula di una scuola materna di Pripyat

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