Marco Cavallo a Lecco
Una coppia di anziani, marito e moglie, guardano stupiti un cavallo blu nel bel mezzo di piazza Garibaldi a Lecco. Il cavallo è altissimo, fatto di legno e cartapesta e le zampe sono su un carrello con le ruote.
Non è il cavallo che i Troiani si ritrovarono un mattino sotto le mura e che disgraziatamente portarono all’interno della città. Il cavallo conteneva alcuni soldati greci e si sa come andò a finire. Non deve essere molto diverso lo sguardo dei due anziani da quello dei cittadini di Troia quando videro il cavallo di legno ideato da Ulisse. E quel palazzo in centro a Lecco con le sue finestre sbarrate sembra quasi incombere su quel cavallo blu, molto più simpatico del suo collega greco.
Io sono lì a scattare qualche foto e i due anziani mi chiedono cos’è. Potrei azzardarmi a fare un parallelismo tra questo cavallo e l’altro. Potrei dire che questo porta con sé un messaggio capace di distruggere non una città ma il pregiudizio degli uomini nei confronti della malattia mentale. Più semplicemente racconto ai due anziani che questo è “Marco Cavallo”, un’opera collettiva realizzata nel 1973 dentro il manicomio di Trieste, di cui era direttore Franco Basaglia. S’ispira a un cavallo in carne ed ossa, adibito al trasporto della biancheria nell’ospedale psichiatrico, che fu salvato dal macello. Divenne il simbolo della volontà di liberare i malati di mente da una psichiatria antiquata, fondata sulla reclusione, contro la quale Basaglia si batté fino alla riforma del 1978, che sancì la chiusura dei manicomi.
I due anziani mi ascoltano e fanno cenno di sì con la testa, che hanno capito e che quel messaggio che porta Marco Cavallo adesso gli è chiaro.
In questi tre giorni Marco Cavallo è a Lecco (Qui il programma https://www.unpaeseperstarbene.it/2016/accorrete-arriva-marco-cavallo-a-lecco/ ). Da anni gira per l’Italia in un viaggio per chiedere la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, per dire no ai mini OPG o manicomi regionali e chiedere l’apertura di Centri di Salute Mentale adatti alle persone con problemi mentali, aperto 24h, 7 giorni su 7, inserito nel territorio, realmente accessibile a chi ne ha bisogno.
Ieri Marco Cavallo era in piazza Garibaldi a Lecco e piano piano la piazza si è riempita di gente e di tanti bambini e ragazzi. Venivano accolti da Meco, sui suoi trampoli, che distribuiva ai bimbi dei piccoli cavalli azzurri di cartone. Prima sono arrivati i ragazzi della scuola Stoppani e poi i ragazzi del Liceo Bertacchi e dell’Artistico che hanno realizzato alcune installazioni per l’occasione.
Insieme a Marco Cavallo c’erano il sole e la luna, e alcuni figuranti con la maschera del cavallo blu. Poi il corteo festoso e colorato ha attraversato le vie del centro di Lecco. Marco Cavallo è stato trainato dai bambini da una parte e dai cittadini dall’altra, accompagnato dalle note della Banda Brivio di Rancio, ed è arrivato davanti al Palazzo del Comune per salutare le Autorità.
Guerrino Donegà in rappresentanza del Forum Salute Mentale di Lecco che ha coordinato la manifestazione ha spiegato il significato di questa tre giorni.
Un attore ha letto la storia di un protagonista di quell’avventura a Trieste di quasi quarant’anni fa e poi tre ragazzi hanno letto tre filastrocche di quel cavallo che in rima dice tante cose sagge, altro che matto!
Il Sindaco Virginio Brivio ha risposto al saluto di Marco Cavallo e gli ha dato il benvenuto. C’è anche la TV di TeleUnica (che la sera ha trasmesso un bel servizio http://www.teleunica.tv/content/show/ContentId/22673/CatId/64) e poi, prima che il corteo riprenda il suo cammino in giro per la città, la Banda inizia a suonare “Bella Ciao”. La folla batte il ritmo con le mani e canta e siamo sicuri che anche Marco Cavallo conosce questa canzone della Resistenza…
Intanto gli organizzatori continuano a distribuire i volantini. Sul retro c’è un invito, quello di scrivere il proprio desiderio, il sogno di una cosa migliore.
“Il grande cavallo azzurro chiamò per nome i matti così divennero persone, parlarono, scrissero lettere con i loro desideri: correre, volare, amare.
Le lettere chiamarono altre persone. I desideri divennero realtà. Tutti insieme marciarono e con l’energia di un fiume in piena distrussero per sempre le mura che li imprigionavano”.
nel 2013 Marco Cavallo è passato anche da noi, all’ex Ospedale Psichiatrico Antonini di Mombello (Limbiate, Milano) è stata un’esperienza strabiliante. Io stavo lavorando allo spettacolo che la Compagnia Teatrale Teatro Periferico ha realizzato proprio nei locali dell’ospedale.
Grazie per aver pubblicato le vostre foto, le ho potuto guardare e ricordare.