Il racconto Per le vie delle croci 2016
Anche l’edizione 2016 Per le vie delle Croci, appena conclusa, è stata accolta con molta attenzione dalle comunità locali. L’iniziativa organizzata dalla Polisportiva Monte Marenzo (area Sociale), con la partecipazione dell’Associazione Matteo la Nasa della infaticabile presidente signora Croce Castiglia, nonché da Ivanni Carminati dell’AIFVS di Bergamo, ha avuto l’obiettivo di mantenere alta l’attenzione e la sensibilizzazione, in particolare dei più giovani, verso un utilizzo responsabile di tutti i mezzi di trasporto.
Dal 1° al 31 maggio sono stati 16 i comuni coinvolti e appartenenti a tre province: Lecco, Como e Bergamo. Alle 12 Sante Messe e ai 10 Santi Rosari hanno partecipato circa 1300 persone.
Significativa la presenza di familiari e amici delle persone scomparse in incidenti stradali. Le loro storie sono la testimonianza più autentica della scia di dolore e sofferenza, che sono uno sprone a continuare l’impegno culturale e sociale per ridurre questi drammi del nostro tempo.
Folta e autorevole la partecipazione delle istituzioni religiose e civili. I Monsignori Franco Cecchin e Claudio Dolcini che hanno celebrato le messe rispettivamente in piazza Cermenati a Lecco e a Sotto il Monte. Inoltre ha condiviso l’iniziativa 16 parroci, 9 sindaci, 1 vice sindaco, 4 assessori, il presidente della Provincia di Lecco, i rappresentanti della Prefettura, della Questura, dei Carabinieri, della Polstrada, della Polizia locale, dell’Ats di Lecco.
Ognuno ha manifestato l’importanza di proseguire con una riflessione, o meglio ancora con azioni virtuose, sull’uso consapevole dei veicoli e più in generale su stili di vita più responsabili.
Angelo Fontana
Di seguito la traccia del mio contributo alle riflessioni che abbiamo svolto durante gli appuntamenti:
Da dieci anni il nostro cammino si ferma su queste strade, in raccoglimento e in preghiera, a ricordare quanti per un tragico incidente non sono riusciti ad arrivare a destinazione. Proprio su queste strade hanno lasciato la vita e un vuoto incolmabile nei propri cari e nelle proprie comunità.
Questa sera siamo qui con familiari e amici delle vittime della strada non solo per rinnovare la memoria di tante, troppe vittime, non solo per riaffermare il valore della vita, ma per rilanciare l’ennesimo appello alla massima responsabilità di chi sta alla guida di un veicolo. Dobbiamo – parlo anche per me – avere coscienza che le nostre vie sono luoghi di incontro, di scambio, di conoscenze, non può per leggerezza o incoscienza diventare il mostro che divora tante vite, soprattutto giovani vite.
Quante volte abbiamo visto genitori perdere così un figlio: è un dolore incomparabile. Non solo una parte del genitore muore con lui, ma la scomparsa di un giovane è la perdita di futuro e la dobbiamo sentire come perdita per tutti noi.
In questi appuntamenti di maggio, accanto ad un cippo, ad un mazzo di fiori, incontriamo persone nuove, sul volto i segni di un dolore recente. Ecco, vorremmo proprio sperare di non dover raccogliere ogni anno testimonianze di chi ha avuto una nuova perdita.
Secondo le statistiche il 70% degli incidenti è causato da uno stile di guida scorretto, caratterizzato da sistematiche infrazioni. Con il cellulare non siamo più capaci di aspettare il messaggino, dobbiamo leggerlo subito, cosi facendo è molto difficile rimanere concentrati alla guida. Poi l’alta velocità, il mancato rispetto della precedenza e della distanza di sicurezza, nonché la colpevole decisione di mettersi alla guida sotto l’effetto di alcol e sostanze.
Vi sono mediamente 10 morti al giorno e questo da diversi anni. Morti che diventano un trafiletto sui giornali e 20 secondi sulle TV . Così finiamo per accettare tutto questo come normale, fatalismo della quotidiana esistenza. Bisogna invece reagire.
La nuova legge approvata sul reato di omicidio stradale il 2 marzo 2016 inasprisce molto le pene a chi provoca incidenti per colpa grave. Spero sia un deterrente per quanti si comportano in maniera irresponsabile. Comunque ad invertire la tendenza e ridurre le vittime della strada sarà soprattutto un lungo lavoro culturale e l’assunzione di responsabilità e di rispetto da parte dell’utente della strada, verso la propria vita e quella degli altri. Dobbiamo fare di tutto per far sì che la sicurezza stradale diventi uno stile di vita.