Ma che musica…!
Anche se è passato qualche giorno, vale la pena dire due cose a proposito di una gran bella serata, promossa venerdì scorso dall’associazione Andech qui a Monte, ospitata nel salone dell’oratorio (https://www.unpaeseperstarbene.it/2017/luoghi-per-pensare-3-edizione/).
Protagonista il gruppo di musicisti legati a Valter Biella, etnomusicologo di ambito bergamasco: cioè studioso, ricercatore, costruttore e suonatore di strumenti della tradizione musicale popolare della sua terra.
E’ tutto questo insieme, accompagnato alla passione autentica sua e del gruppo, che Biella porta con sé e offre al pubblico, che chiama a dialogo, nelle sue ‘lezioni-concerto’.
Così è successo (ed è stato un vero… successo!) anche l’altra sera, in un percorso per suoni, immagini, spiegazioni e racconti, a più voci ed a più… mani: molto ammirata l’abilità, alle percussioni, di Giusi Pesenti, di trarre ritmi delicati o decisi manipolando i più diversi ‘oggetti sonori’ o strumenti ‘poveri’.
Ed esattamente questa combinazione, da un lato, di povertà di mezzi (legata ad una economia agricolo- pastorale, propria anche delle aree collinari e montane lombarde) e, dall’altro, di ingegno costruttivo ed abilità esecutiva, è stata più volte sottolineata da Biella che, con la performance del suo gruppo, andava offrendo una testimonianza tangibile delle straordinarie sonorità di questi (tutt’altro che semplici!) mezzi espressivi di fabbricazione popolare.
Ai suoni antichi del baghèt (www.baghet.it), la cornamusa presente dalla fine del 1300 nelle Valli Orobiche, (imparentata con le altre cornamuse del Nord Europa) e riscoperta da Valter nel corso delle sue ricerche sul campo, si sono intrecciati quelli della fisarmonica di Gianpiero Crotti, del violino e altro di Alberto Rota, nonché quelli delle ‘campanine’: una sorta di xilofono con i risonatori ricavati da vetri di recupero, costruito – racconta Biella – dagli stessi campanari (veri ‘musici della Comunità’), che consentiva di tenere a memoria o di comporre, senza trascrizioni musicali, decine e decine di brani, da studiare e ripassare prima di salire in cima al campanile, tenendo viva la tradizione delle campane a festa.
E qui un pensiero è andato alla figura di Biagio Rossetti (1900-1990), muratore, fisarmonicista e importante ‘campanaro’ di Carenno (suo il brano che ha introdotto la serata), riscoperto da Biella negli anni ’80 ed a cui il Museo di Ca’ Martì ha dedicato un ricordo particolare, grazie anche agli strumenti donati al Museo da parte dei familiari, esposti nella Sala “Parole e musica”.
Come sempre, Biella ha citato con ammirazione altri nomi di ‘testimoni della tradizione’, con i quali aveva instaurato nel tempo un fitto rapporto, tra cui Giacomo Ruggeri (anch’egli scomparso nel 1990), di Casnigo: probabilmente “uno degli ultimi suonatori del Nord Italia ed anello di congiunzione tra la vecchia e la nuova tradizione del baghèt”.
Alla fine, qualcuno è rimasto felicemente sorpreso per il racconto legato ad un piccolissimo flauto a tre buchi, il ‘Tabor-pipe’ (flauto e tamburino) dei giullari medievali, diffusissimo in tutta Europa, documentato con precisione anche in uno dei riquadri degli affreschi di Santa Margherita proprio nella chiesetta di Monte Marenzo…
Ne riferivamo nella cronaca di un altrettanto piacevole incontro con la musica di Valter Biella e Gianpiero Crotti, promosso proprio da Upper qualche anno fa: https://www.unpaeseperstarbene.it/2011/successo-del-concerto-di-baghet-organizzato-da-upper-con-valter-biella-e-gianpiero-crotti/
Occorre citare che, a fine serata, così come in apertura, Valter ha invitato ad un ‘saluto cantato’ il gruppetto di coristi del luogo, i Chichecanta, non lontani come repertorio da quello del mondo popolare dell’artista e studioso bergamasco. Stando agli applausi, anche il saluto del coro è stato apprezzato, ma non tocca a me dirlo…
Onore invece ai veri protagonisti della lezione-concerto e grazie ai promotori di questo bell’incontro con una delle molte culture musicali ‘non scritte’, che chiamiamo ‘popolari’.
Un ricco patrimonio, in questo caso documentato nelle nostre zone, che è bello conoscere ed è sempre interessante confrontare con altri patrimoni, di vicinanza o magari molto lontani: scoprendo a volte, nelle mille diversità, sorprendenti somiglianze ed altrettanta perizia e, soprattutto, il comune bisogno di rispondere con la musica al ‘richiamo forte della vita’, assolutamente uguale in tutte le latitudini, in tutti i tempi.
CM, 18.05.’17