“Prendi Frondi di Oliva pistati…”
Sono parole di Autore anonimo, senza nome e senza volto. Ma possiamo forse immaginarlo, o immaginarla, mentre redige le fitte paginette manoscritte di un dettagliatissimo prontuario di Rimedj in uso nel secondo ‘700, arrivato fino ai giorni nostri.
Azzardando oltre, potremmo immaginare l’illustre Anomimo o Anonima -all’epoca operante in Valle Imagna- in ascolto e, in qualche modo misterioso, “partecipe” all’incontro di domenica pomeriggio in Sala civica, mentre attorno, in altre sale e all’aperto, si svolgeva l’animata domenica dedicata, ormai da anni, all’arrivo dell’autunno con i suoi doni stagionali e il rinnovo di tanti impegni di comunità.
Incontro del tutto particolare, perché vedeva come protagonista una giovane concittadina: la dottoressa Fabrizia Milani, ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze Farmaceutiche (DISFARM) ed il laboratorio di Biologia vegetale dell’Università degli Studi di Milano, guidati dalla professoressa Gelsomina Fico. (qui un link a UPper con la presentazione delle coautrici e del libro)
Certo, non si è percepito alcun frusciar di antichi tabarri tra le fila di sedie (regolarmente distanziate) dei numerosi partecipanti all’iniziativa, ma ci sembra bello accostare idealmente queste figure di studiosi e studiose, del passato e di oggi, relatrici in sala o misteriosamente evocate, ieri, nell’occasione della presentazione del bel libro Raccolta di diversi Rimedj a varj mali , edito quest’anno da Centro Studi Valle Imagna (rappresentato al tavolo da Antonio Carminati).
Il volume è l’esito di un incrocio (forse non casuale) di coincidenze, passioni e accuratissimo lavoro condotto da Fabrizia Milani con la prof.ssa Fico, sul manoscritto originale conservato nella biblioteca di famiglia di Giorgio Locatelli, presidente di CS Valle Imagna.
L’opera, rifacendosi al titolo originario, ripropone al pubblico di oggi quelle storiche ‘paginette’, scritte su ‘carta di stracci’, analizzandole con grande cura, rendendole decifrabili e confrontabili con le più recenti acquisizioni scientifiche in materia di erbe medicinali e rimedi “naturali” tradizionali.
Il corredo di 50 schede botaniche, illustrate a colori, di alcune tra le specie più significative citate nell’originale, la maggior parte delle quali riscontrabili sul territorio della Valle Imagna e non solo, consente anche ai non esperti di appassionarsi alla materia, magari rifacendosi a propri personali conoscenze o tradizioni di famiglia o di paese.
L’importanza dello studio realizzato non è, in realtà, esclusivamente di tipo specialistico, come ieri hanno raccontato le relatrici, citando alcune tra le ‘ricette’ non puramente erboristiche ed i rimedj riportati nel testo settecentesco, suscitando curiosità e, in alcuni casi, perplessità e ilarità.
Il libro non è certo destinato alle sole biblioteche universitarie ma intende ‘mettersi in circolo’, e non costituisce solo un punto di arrivo ma – dice la prof- anche uno stimolante punto di partenza per proseguire nell’attività di ricerca nell’ambito della Etnobotanica. Di quella branca della botanica, cioè, che indaga sulle conoscenze e l’utilizzo delle erbe officinali nella tradizione di un territorio, coinvolgendone necessariamente e direttamente gli abitanti, custodi di conoscenze quasi sempre trasmesse oralmente.
Il team universitario guidato dalla professoressa Gelsomina Fico, di cui fa parte la dottoressa Fabrizia Milani, ha già in cantiere un articolato progetto in via di sviluppo per l’area della Valle Imagna, così prossima alla nostra. Ne sentiremo parlare.
Intanto, guardiamo con gratitudine al mondo della ricerca scientifica (fidandoci della comprovata serietà dei nostri studiosi) e proviamo a ‘goderci’, oltre al libro, il dono che le relatrici hanno lasciato a tutti gli intervenuti: parliamo delle raffinate cartoline, con disegni originali di Renata Barilli, che riportano due tra le molte prescrizioni di Rimedj della Raccolta settecentesca.
A proposito, le Frondi, ossia le foglie di Oliva citate nel titolo del nostro post e su una delle cartoline, se “pistati con aqua di Piantagine” risulterebbero essere (non senza validi riscontri) un salutare sollievo per “mali alla bocca” e “à mali di Gola”.
Cristina Melazzi
Ricordiamo che il volume (i cui ricavi di vendita sono destinati all’Orto Botanico legato all’Univ degli Studi di Milano) è disponibile al prestito presso la nostra biblioteca o prenotabile ordinandolo a questo link.
Nelle immagini di Angelo Fontana, alcuni momenti della presentazione in Sala Civica e la riproduzione delle due cartoline citate nell’articolo.