Fabrizio Fontana nella mostra di Carlo Mauri “Nato in salita”
Circa una settimana fa sono andato a Lecco alla mostra dedicata a Carlo Mauri, il grande alpinista ed esploratore lecchese che, con le sue imprese e i suoi reportage, ha fatto sognare generazioni di italiani. Mauri scompariva il 31 maggio del 1982 all’età di soli 52 anni e a distanza di quarant’anni, la sua città lo ha ricordato con la mostra “Carlo Mauri, nato in salita”, dedicata alla capacità umana di rinascere e andare oltre il limite.
La vita di Mauri, nei trent’anni precedenti la prematura scomparsa, era stata ricca come poche altre di incredibili esperienze e vicissitudini. Nell’immediato dopoguerra, aveva fatto parte del manipolo di giovanissimi scalatori che avevano dato vita al Gruppo Ragni della Grignetta, e in breve era emerso come uno dei più talentuosi alpinisti della nuova generazione. Presto aveva formato con Walter Bonatti una delle più affiatate e formidabili cordate. Una carriera alpinistica che sembrava destinata ad un futuro ancora più brillante la sua, ma che venne drasticamente interrotta da un incidente sugli sci, occorsogli nell’inverno del 1961. Quella che sembrava una banale frattura di una gamba diventò una menomazione dalla quale non si riprese mai completamente, costringendolo a rinunciare alla scalata ai massimi livelli, ma non certo al suo desiderio di avventura. Da quell’evento drammatico cominciò, infatti, la seconda vita di Mauri, quella di viaggiatore, esploratore e reporter.
Mi aggiro per le sale della mostra allestita a Lecco presso il Palazzo delle Paure, che ripercorre le tappe della sua affascinante storia, ma, soprattutto, ne mette in risalto la grande voglia di vivere e di andare oltre gli ostacoli e le sventure.
La capacità di accettare e poi superare i propri limiti è, infatti, il concetto chiave della mostra, il cui allestimento è in gran parte focalizzato su un episodio chiave della vita di Mauri: quello dell’incontro con il chirurgo Gavriil Abramovič Ilizarov, che, con la sua innovativa terapia ortopedica riuscì, nel 1980, a restituirgli la funzionalità quasi completa della gamba malata.
Fuori del Palazzo delle Paure c’è un grande femore “ingabbiato” alto tre metri e mezzo e dal peso di 400 chili, realizzato dall’artista albanese Jetmir Pjeternikaj.
La vicenda è simbolizzata all’interno della mostra attraverso sei grandi cilindri (che ricordano la “gabbia” del metodo Ilizarov”) all’interno dei quali installazioni visive e sonore accolgono il visitatore, rievocando gli ambienti e i temi delle grandi avventure di Mauri: montagne e ghiacci, steppe e praterie, foreste, deserti, oceani e insediamenti umani. Nel contesto della mostra trovano spazio anche le testimonianze di sette “ambasciatori” che ben incarnano questa capacità di “andare oltre”.
Entro in uno di questi cilindri e…
Sorpresa! Appare un video con il nostro Fabrizio Fontana che racconta che le difficoltà possono essere superate anche con l’aiuto della famiglia…
Faccio appena in tempo a scattare una foto e il video passa ad un altro soggetto.
Fabrizio in una Mostra e non ci ha detto niente? Lo contatto e mi spiega:
“Per la mostra mi ha contattato la figlia di Carlo Mauri. Lei è stata la mia insegnante al Centro Professionale di Lecco. La proposta per la mostra era: “Persone che superano i propri limiti come ha fatto Carlo”. Così mi ha filmato Luca Belinghieri e gli audio li ho fatti io.
Purtroppo il giorno della presentazione ero indisposto e non l’ho ancora vista ma a breve ci andrò.
Sono stato molto contento di partecipare.”
Francesca Mauri, figlia di Carlo e promotrice dell’iniziativa ha infatti precisato che «La mostra vuole ricordare la figura di mio padre non solo ripercorrendone le imprese, ma anche mettendo in evidenza lo spirito che lo ha sempre animato. Ciò che vogliamo raccontare è la capacità di fare i conti con quello che il destino ci riserva, ma anche di continuare a sognare e di rinascere, andando oltre i propri limiti. Abbiamo scelto sette “ambasciatori” le cui testimonianze saranno integrate nell’allestimento della mostra, persone che nella vita hanno dovuto affrontare grandi sfide e rappresentano la prosecuzione ideale di questo spirito indomito. Si tratta della scrittrice e attrice Antonella Ferrari, di Fabrizio Fontana, dei campioni paralimpici Luca Pancalli, Daniele Cassioli e Federico Pellizzari e degli alpinisti Marco Confortola e Andrea Lanfri».
Già, oltre i limiti. La storia di Fabrizio è un esempio che conosciamo bene.
La mostra sarà visitabile fino a mercoledì 30 novembre. Per informazioni più dettagliate su costi e orari di apertura visitate il sito: https://www.eccolecco.it/arte-cultura/mu
Una annotazione: se andate al Palazzo delle Paure, fino al 23.10.2022, è anche possibile visitare la Mostra “L’Archivio Presente”, con la donazione del fondo fotografico di Luigi Erba (a cura di Barbara Cattaneo). Nella sezione “Frammenti di memoria”, viene presentata una fotografia del 1970: “Ultime luci – Monte Marenzo” stampata in analogico. La foto è uno scatto da via Sant’Alessandro e riprende le balze sottostanti. Da vedere!