Cari bambini, care maestre e cari cittadini
oggi siamo qui per ricordare una data molto importante della nostra storia: il 4 novembre, il Giorno dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate. È un giorno speciale in cui rivolgiamo il nostro pensiero a tutti quegli uomini e donne che hanno lottato per il nostro Paese, per renderlo libero e unito.
Ma cosa significa davvero “lottare per l’Italia”? Significa credere in un mondo migliore, un mondo dove le persone possano vivere in pace, senza paura, rispettandosi l’un l’altro. E per ottenere questo, tanti soldati italiani hanno dovuto fare grandi sacrifici. Soldati come il giovane Abele Colombo a cui è intitolata la vostra scuola.
La Prima Guerra Mondiale iniziò nel 1914 e durò fino al 1918. Fu una guerra che coinvolse moltissimi Paesi tra cui l’Italia che entrò in guerra nel 1915.
I soldati italiani combatterono in luoghi molto difficili: pensate alle montagne del Trentino, dove il freddo era così intenso che spesso nevicava per mesi interi. I soldati costruivano delle trincee che sono delle buche e dei tunnel scavati nella terra o nella roccia piene di fango, spesso allagate e molto fredde, per nascondersi dal nemico e ripararsi dal vento e dalle esplosioni dove però spesso si moriva di malattie a causa della poca igiene della malnutrizione e delle condizioni climatiche estreme. Alcuni soldati invece si arrampicavano sulle montagne e per trasportare il cibo e i materiali usavano delle funi o dei muli che li aiutavano in mezzo alla neve.
Una delle zone più importanti dove fu combattuta la guerra fu la zona del fiume Isonzo, dove si combatterono numerose battaglie. Questi scontri erano molto duri e sanguinosi e ogni piccola avanzata costava grandi sacrifici e perdite di soldati.
Poi, nel 1917, ci fu un momento di grande difficoltà: la Battaglia di Caporetto nella quale i soldati italiani furono sorpresi da un attacco improvviso e molto potente da parte del nemico che portò alla più grave disfatta nella storia dell’esercito italiano e a ripiegamento dell’intero esercito fino al fiume Piave.
Ma proprio in questo momento così difficile, i soldati italiani, insieme ai civili, trovarono il coraggio di non arrendersi. Dopo essersi ritirati lungo il fiume Piave decisero di resistere e con il sostegno di chi era rimasto a casa e con tanto spirito di squadra, riuscirono a fermare il nemico e a cambiare le sorti della guerra.
Finalmente, il 4 novembre 1918, la guerra finì con la vittoria, ma come in tutte le guerre non ci furono né vincitori né vinti ma solo tanta sofferenza e distruzione e anche se parliamo di eventi successi più di cento anni fa, quello che è stato fatto allora ci insegna oggi qualcosa di molto importante: il valore della pace.
Oggi, vogliamo portare un messaggio di speranza: imparare dalla storia per costruire un futuro migliore, dove le persone si aiutano e lavorano insieme, come una grande squadra. Le Forze Armate, che celebriamo oggi, lavorano ogni giorno per proteggere la nostra sicurezza e la nostra pace spesso in luoghi dove ancora oggi sono in atto guerre che non danno tregua alla popolazione civile come la guerra in Ucraina e nel Medioriente ma anche decine di altre guerre nel mondo di cui non si parla.
Mentre oggi ricordiamo e facciamo onore a chi ha combattuto per noi, pensiamo a come possiamo anche noi, nel nostro piccolo, essere portatori di pace e rispetto. Anche noi, ogni giorno, con piccoli gesti di gentilezza a casa, a scuola o con i nostri amici, possiamo fare la differenza. Ricordate: basta un sorriso, un aiuto a chi è in difficoltà o una parola gentile per portare un po’ di pace nel mondo.
Ringrazio di nuovo tutti voi bambini e le maestre per i vostri lavori, e per la vostra partecipazione, ringrazio le associazioni presenti, Don Angelo, gli Alpini e tutti coloro che sono qui oggi per celebrare questa ricorrenza . Grazie per aver ascoltato, e ricordiamoci sempre di cercare di andare d’accordo e di vivere in pace!