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Caro Fabrizio…con tanto affetto Rachele

Come ogni anno Gerolamo Fontana incontra migliaia di alunni e studenti per promuovere la Marathona di Telethon. Il tema è il valore della donazione in favore della ricerca scientifica per vincere gravi malattie genetiche.

L’altro giorno riceve questa mail:
Gent.mo signor Fontana,
sono un’insegnante della scuola media di Barzanò. Lo scorso mercoledì con la mia classe terza sez.F abbiamo partecipato all’incontro che ha tenuto a scuola. 
Dopo qualche giorno, un’alunna ha scritto questa lettera per un compito, che voglio mandarle con la preghiera, se possibile, di farla avere a suo figlio, la cui storia personale ha colpito tutti noi, in particolare i miei ragazzi.
Ancora grazie per il suo intervento e un caro saluto a Fabrizio.
Prof.ssa R. Corno

Pubblichiamo la lettera di questa alunna, che per la maturità e prondità di pensiero non necessita di alcun commento.

Barzago, 9 novembre 2024

Caro Fabrizio,

tu non mi conosci, sono Rachele F. e quest’anno sto frequentando la terza media a Barzanò. Qualche giorno fa ho conosciuto la tua storia grazie ad un incontro di Telethon tenuto da tuo papà Gerolamo.

Durante questo incontro ho potuto conoscere le attività che promuove Telethon e grazie alle quali questa associazione da tanti anni riesce a raccogliere molti fondi da dedicare alla ricerca per le malattie genetiche rare, come la distrofia muscolare di cui sei affetto tu. Non sapevo di quanto potesse essere importante donare anche solo un euro, cosa che possiamo fare tutti, anche noi ragazzi e che sta aiutando la medicina a trovare soluzioni per combattere queste malattie e per rendere migliore la vita delle persone che ne soffrono.

La cosa che però mi ha colpito di più e che mi ha spinto a scriverti questa lettera è stata la tua storia personale. Tuo papà ci ha raccontato che fin da quando eri piccolissimo soffri di distrofia e da molti anni sei costretto a stare in carrozzina e riesci a muovere soltanto due dita. Questa condizione potrebbe spingere qualsiasi persona a demoralizzarsi, invece ho scoperto che tu non ti sei mai scoraggiato e ti sei sempre messo in gioco per vincere ogni battaglia: dalla più grande, come per esempio avere un lavoro stabile, fino a quelle più piccole di tutti i giorni, come per esempio riuscire a mangiare o bere, cose naturali per la maggior parte delle persone ma che invece per chi soffre della tua malattia richiedono molti sforzi e persino dei corsi per imparare a come fare.

Quest’incontro mi ha interessato così tanto che ho voluto approfondire la tua storia, cercando più informazioni su di te e sui ragazzi che soffrono di questa grave malattia e ho scoperto una realtà che proprio non mi aspettavo. Ci sono tantissimi ragazzi che vivono la tua situazione e anche loro, come te, si danno un sacco da fare per cercare di avere una vita ricca di attività e amicizie nonostante le mille difficoltà.

Se faccio il paragone con la maggior parte dei miei amici, e con me stessa, ora capisco quanto siamo fortunati ad essere in salute e quanto sia stupido lamentarsi per qualsiasi piccola difficoltà che incontriamo. Da ora in poi cercherò di dare il giusto peso alle cose che mi fanno arrabbiare o che richiedono qualche fatica in più e di seguire il tuo esempio: un ragazzo che non molla mai e che grazie alla sua forza sta riuscendo a combattere una battaglia davvero difficile.

Ti stimo davvero tanto: non ti sei mai fermato davanti a niente e con la tua tenacia ogni mattina riesci a iniziare una nuova giornata ricca di impegni. Infatti, una delle cose che mi ha più stupito è stato il fatto che, nonostante la malattia, tu sia circondato da tante persone, non solo dalla tua famiglia, ma da molte amicizie che hai saputo costruirti durante il tuo viaggio e da tanti colleghi di lavoro che ho letto che ti stimano moltissimo! Gerolamo durante l’incontro ha detto una cosa che mi ha colpito molto: ”Le loro medicine più efficaci sono gli amici e i loro colleghi” e ripensandoci questo è così un po’ per tutti: se un amico ti saluta o ti abbraccia quando sei triste o arrabbiato, ti tira su il morale. Penso che i sorrisi e i visi delle persone che ti vogliono bene siano la vera forza che ogni giorno ti aiuta come se tu non dovessi fare i conti con i limiti fisici dati dalla distrofia.

Anche tuo papà ci ha raccontato la tua storia senza dare troppo peso a questi limiti fisici, ma sottolineando soprattutto la forza d’animo che ti caratterizza, come se il tuo fosse un modo normale di vivere. Penso che anche questo ti sia stato molto d’aiuto: se ti fossi pianto addosso probabilmente non saresti riuscito a raggiungere tutti i traguardi che hai raggiunto. Questo mi ha anche fatto pensare a come noi ragazzi spesso ci facciamo un sacco di problemi per raccontare i nostri difetti o le nostre difficoltà o paure. Devo proprio ringraziare te e tuo padre per l’esempio che date andando a raccontare per le scuole la vostra esperienza perché questo aiuta noi ragazzi a capire quali sono i veri problemi, ma anche che si possono raccontare anche difetti, paure e difficoltà.

Probabilmente questa lettera rimarrà chiusa nel mio cassetto, ma ho voluto comunque scriverla per avere un ricordo da poter rileggere ogni volta che mi sentirò sfortunata o in difficoltà. Quando lo farò potrò ripensare a te e al tuo grande esempio: quello di una persona che davanti a tante difficoltà ha saputo sempre combattere e costruirsi una vita piena di esperienze e di affetto.

Non mollare mai e grazie per il tuo esempio!
Con tanto affetto,
Rachele

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