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Camminan…DOL. Escursione di 3 giorni sulla Dorsale Orobica Lecchese

Per puro caso incontro di buon’ora alle 6 di mattina Sergio di UPper con la moglie alla stazione F.S. di Calolzio in partenza per le Marche dalla figlia Valeria, ci salutiamo:

“Siamo in 4. Con treno e pullman di linea raggiungeremo Gerola Alta in Valtellina per percorrere poi a piedi un tratto del sentiero della D.O.L. (Dorsale Orobica Lecchese)”.

Pochi minuti più tardi sul treno mi arriva un messaggio da Sergio: “Poi scrivi un pezzo sulla D.O.L. per UPper?”

Sì, un motivo c’è per chiedermelo… la D.O.L. gli amici di UPper la conoscono molto bene perché più volte proposta, descritta ed apprezzata. E l’amico film-maker Carlo Limonta (noto anche per l’eccellente montaggio di “Un sentiero per tutti”) l’ha fatta magistralmente riscoprire con il film “I tesori della D.O.L.” (n.d.r. che verrà riproposto prossimamente in due serate nel nostro territorio) e dove è illustrato anche il memorabile incontro al Pertus nel luglio 2017, tra i Camminatori della D.O.L. e gli amici de “Lo Specchio” lungo il “Sentiero Paolo VI”.

Un primo appunto lo colgo subito all’inizio del viaggio coi mezzi pubblici… Treni in orario! Bene, perché abbiamo solo 10’ per prendere il pullman a Morbegno che ci porterà lungo la bella Val Gerola, nota anche come Valle del Bitto. Autista gentilissimo con tutti. Conosce per nome la maggioranza dei viaggiatori e si inventa anche una “sosta facoltativa” per far scendere un bambino di fronte alla casa della nonna che lo aspettava. Inizia il viaggio con una canzone dei Nomadi di sottofondo: “Cielo grande, cielo blu! Quanto spazio c’è lassù…”. Come se volesse augurarci, come poi è stato, due giorni stupendi di pieno sole.

Iniziamo la salita a piedi, immersi nella natura, tra alpeggi e boschi che più si sale più si diradano per lasciar spazio alle rocce e a due imponenti opere dell’uomo, i bacini artificiali che alimentano le centrali idroelettriche.

Il primo è il Lago di Trona, ai piedi dell’omonima cima, di origine glaciale, ma ora molto più grande dopo la costruzione della diga.

Il secondo è il Lago d’Inferno, che prende questo nome da una leggenda in cui il diavolo, sconfitto dal vecchio saggio Trona, difensore dei valligiani, cadendo morto formò una voragine che si colmò di acqua formando un lago.

È in questi scenari di silenzi, rocce e cielo azzurro ai piedi del Pizzo dei 3 Signori che giungiamo al rif. Falc, che lo stile di gestione di Elisa Cielok rende unico e indimenticabile (www.rifugiofalc.it). Ci troviamo in un clima tale e quale come quello in origine dei rifugi alpini. Ottima cena preparata con ingredienti scelti con cura e cucinata con la stufa a legna scoppiettante che ci ricorda la cucina dei nostri nonni, attenzione al consumo dell’acqua senza sprechi, camerone con letti a castello, bagni esterni e… nessun segnale di cellulare o wi-fi. Solo la piacevole compagnia condivisa con i gestori e gli altri escursionisti. Una frase di Elisa, sempre gentile ed ospitale, riassume lo spirito che dà il senso ad una scelta così impegnativa per mantenere intatti questi valori originali: “Siamo noi che dobbiamo adattarci alla montagna, non la montagna a noi!”

E a quanto pare questo clima è piaciuto non solo a noi… al tramonto, con l’ultimo sole che baciava ancora il rifugio alle 21.00, a pochi metri dal rifugio abbiamo potuto fotografare alcuni camosci, che tranquillamente sostavano nei prati vicini.

La mattina seguente, salutata Elisa, i suoi collaboratori e chi si incamminava verso la vetta del Pizzo, ci aspettavano 4/5 ore di cammino. Dopo una breve salita alla bocchetta di Piazzocco, punto più alto della D.O.L., una lunga discesa ci ha portato da una vallata all’altra, lungo la dorsale che divide le 2 province di Bergamo e Lecco, con un primo tratto segnato come “impegnativo”, chiamato “del Cardinale” perché venne percorso nel 1913 dal Cardinal Ferrari che saliva a benedire la croce sulla vetta del Pizzo. Sosta al centenario rif. Grassi e poi giungiamo alla meta della 2.a tappa, il rif. Lecco ai Piani di Bobbio.

Ci aspetta un meritato riposo ai piedi del gruppo dei Campelli dove abbiamo apprezzato l’ospitale e ottima cucina della famiglia Rupani (non abbiamo disprezzato anche la possibilità di farci una doccia…). Siamo gli unici a pernottare… per essere pronti il giorno dopo per la nostra ultima tappa lungo il panoramico “Sentiero degli stradini” che ci porterà ai Piani di Artavaggio e alla funivia che ci riporterà a casa.

All’inizio di questo tratto attrezzato su un cartello leggiamo quello che può essere la sintesi di 3 giorni di cammino tra impareggiabili panorami sull’arco alpino e la pianura:

“Un minuto, non leggere, non parlare, nessuna foto, guarda solo… e osserva”.

Alberto

foto: Alberto Nava.

2 pensieri su “Camminan…DOL. Escursione di 3 giorni sulla Dorsale Orobica Lecchese”

  1. Complimenti per la camminata fatta con lo spirito giusto nell’approccio alla montagna! E anche per l’ottimo articolo!

  2. Gran bella gita quella di Alberto con quasi tutta la sua famiglia! Leggendo le sue considerazioni si coglie lo spirito che dovrebbe animare chi avvicina la montagna, sia pure da escursionista senza la pretesa di scalare o stabilire primati. Anche le fotografie raccontano la serenità dell’andare per monti e questa abitudine contraddistingue spesso chi abita le nostre zone ed apprezza la vita semplice del camminatore che poi scopre, oltre ai panorami, ai camosci o ai caprioli, anche una cucina di qualità che si trova nei rifugi grazie alla passione dei gestori. Alberto, ci racconterai la prossima gita che farai esplorando altre belle montagne che circondano il nostro bel territorio. Giorgio Toneatto.

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