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25 Aprile 2023

Questa mattina, presso la piazza davanti al municipio di Monte Marenzo, si è tenuta la cerimonia per la Festa della Liberazione. Accanto al Sindaco Paola Colombo, il parroco don Angelo Roncelli, la bandiera dell’ANPI, i rappresentanti delle Associazioni e tanti cittadini.

Dopo la manifestazione per il 25 Aprile si è svolta la tradizionale cerimonia della consegna di una pianta ai nuovi nati nel 2022.

Ecco il discorso pronunciato dal Sindaco Paola Colombo. 

La galleria fotografica è di Angelo Fontana e foto dall’alto di Andrea Mangione. 

 25 APRILE 2023

Oggi 25 aprile ricorre il 78° anniversario della Festa della Liberazione, una celebrazione per ricordare la fine della Seconda Guerra Mondiale e la liberazione dall’occupazione nazifascista.

Il 25 aprile non è una festa che deve dividere, come si sente dire questi giorni. La Liberazione non è un partito e la giornata del 25 aprile deve essere un momento di riflessione sui valori di libertà e pace che devono unirci sotto un’unica bandiera.  E’ fondamentale che la Liberazione sia una festa unitaria, perché la libertà conquistata è un bene di tutti, nessuno escluso.

È un onore e un dovere rendere omaggio ai giovani uomini e donne che sacrificarono la loro vita perché noi oggi potessimo vivere in pace e in una società libera. La resistenza è stata fatta da persone con idee politiche diverse: liberali, comunisti, cattolici e monarchici ma tutte accomunate dall’obiettivo della riconquista della Libertà. La pace ritrovata, la voglia di Diritti, di Eguaglianza e di Democrazia portò alla nascita della Costituzione e della Repubblica italiana. Ed è il loro esempio che  dobbiamo seguire anche oggi: mettere la libertà prima di ogni altro valore e ideologia perché i partiti, le bandiere e gli slogan passano ma la libertà deve rimanere, sempre! E poi, la libertà non è solo giusta ma è anche necessaria per un futuro di benessere e prosperità per la nostra Italiama anche per tutte le Nazioni.

La Resistenza non fu fatta solo con armi e guerra. La gente comune che sopravvisse alla fame, ai rastrellamenti, aiutò i partigiani e i patrioti. Sacerdoti che accoglievano ebrei a rischio di deportazione, gli operai del nord Italia che difendevano le fabbriche e ne impedivano lo smantellamento e i contadini che sfamavano i partigiani. In quello scenario va ricordato il fondamentale ruolo delle donne, partigiane combattenti, staffette o semplicemente persone pronte a dare il loro apporto anche preparando una pentola di minestra o recuperando abiti civili per i militari in fuga dopo lo sbandamento dell’esercito italiano. Ma, forse per la prima volta, pronte a decidere in prima persona da che parte stare, al di là dei vincoli familiari e della società del tempo.

Purtroppo queste lotte per la libertà non sono ancora finite e questi giovani uomini e donne che nel passato hanno combattuto e sembrano ormai lontani dalla nostra vita quotidiana, li ritroviamo quando sentiamo i telegiornali o leggiamo quello che sta succedendo ancora in Ucraina o in tanti altri paesi del mondo dove si litiga e si combatte quasi sempre per l’interesse economico di pochi. A loro che ancora oggi con coraggio lottano a costo della vita per la libertà del loro popolo va il nostro pensiero e le immagini che vediamo alla televisione dovrebbero farci riflettere sul valore dalla libertà perché sarebbe un errore imperdonabile darla per scontata, dobbiamo invece imparare a proteggerla e imparare a riconoscere i fascismi anche quando questi cambiano colore.

La Liberazione non è stata solo la fine della guerra ma è stata l’avvio di un grande cantiere che ha pacificato l’Europa, riconciliato uomini che fino a poco prima si consideravano nemici, edificato istituzioni nuove, imperfette se vogliamo, ma vitali. Un impegno per creare le condizioni istituzionali e sociali per rendere le nostre democrazie durevoli in opposizione ai sovranismi imperanti del tempo. E voglio ricordare anche il nostro Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli e le sue parole pronunciate ad Assisi il 10 ottobre del 2021: “L’Europa deve dimostrarsi capace di diventare uno strumento di pace, un progetto per il bene di tutti, capace di proteggere le persone, sostenere le imprese, investire nell’uguaglianza, nel progresso sociale e nel benessere economico”.

Un concetto di Europa per garantire la pace. Una pace duratura, basata sul rispetto dei diritti democratici, sulla difesa della libertà, sulla tutela dei più deboli, sulla giustizia sociale e ambientale.

In un momento storico in cui il mondo deve affrontare ancora tante sfide abbiamo bisogno di giovani uomini e donne del nostro tempo che sappiano costruire nuove politiche di prevenzione dei conflitti, nuove relazioni internazionali, nuove visioni di futuro. Dunque, prendiamoci l’impegno di presidiare di più la vita pubblica, la scuola, i mezzi d’informazione, alziamo di più la voce per difendere i valori della Costituzione. Testimoniamo di più contro la discriminazione e l’intolleranza, senza nascondere il nostro sdegno a seconda della convenienza o della latitudine. In fondo, la lezione più grande che ci arriva dalla Resistenza è quella di scegliere chi vogliamo essere, chi vogliamo diventare, decidere se farci ispirare dal bene collettivo o dall’opportunismo e agire di conseguenza. È questo il comportamento che attribuisce un’identità a un popolo, quel popolo che nel nostro caso riscattò e progettò la rinascita italiana.

La democrazia, lo sappiamo, è imperfetta, ma la dittatura e un uomo solo al comando è molto peggio, porta inevitabilmente alla guerra. Anche il popolo ucraino sta cercando di difendere il diritto di decidere il proprio destino e un’altra nazione, il Sudan, sta ora iniziando una sanguinosa guerra civile

L’ANPI rappresenta e custodisce la memoria della liberazione dell’Italia con il loro costante lavoro quotidiano rivolto soprattutto alle nuove generazioni. Le migliaia di testimonianze dei e delle resistenti e dei sopravvissuti/e rappresentano la memoria della nostra identità. Occorre ascoltare le testimonianze dei sopravvissuti/e, perché senza la loro testimonianza non ci sarebbero i fatti e neppure la memoria dei fatti. La Resistenza non è patrimonio di una fazione, né di un partito ma è patrimonio della nazione, della nostra Repubblica.

II recupero della memoria storica e la conoscenza degli avvenimenti del nostro passato sono necessari ed indispensabili per comprendere meglio chi siamo e da dove veniamo perchè una comunità senza memoria e senso di identità è troppo fragile di fronte alle sfide del presente e del futuro. Questa è la motivazione per cui ogni anno consegniamo e invitiamo a leggere la Costituzione della nostra Repubblica ai nuovi 18enni che saranno i cittadini e i protagonisti di domani: è un modo per avvicinare i giovani alla vita sociale, politica e civile del nostro Paese, un ruolo a cui tutti noi siamo chiamati.

W L’ITALIA, VIVA PACE E W LA LIBERTA !

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