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I numeri della crisi a Lecco e in Lombardia

La CGIL Lombardia ha messo sul suo sito i dati su licenziamenti, cassa integrazione e disoccupazione in lombardia nei primi due mesi del 2013.

Sono dati impressionanti che la dicono lunga su come la crisi colpisca ancora durissimo i lavoratori e le Imprese.

La cassa integrazione complessiva ancora in aumento (+21,61%) mentre si riduce il numero dei licenziati che rimane comunque alto (- 27%). Aumenta la disoccupazione: negativo il saldo tra entrate nel mondo del lavoro e uscite (-1,3).

Le prospettive prevedono ancora un calo della produzione industriale e la conseguente riduzione del tessuto produttivo e commerciale, in particolare quello delle piccole aziende e del comparto artigiano, con il conseguente aumento della disoccupazione e del lavoro precario.

Il problema vero, in Lombardia come nel resto del Paese, è il lavoro che non c’è, il lavoro che sparisce, il lavoro da ricostruire attraverso la crescita e una rinnovata politica industriale e sociale che manca ormai da troppo tempo.

Una vera e propria emergenza rimasta per anni senza adeguate risposte, quelle risposte che dovrebbero dare il Governo del Paese (che ancora non c’è e quello che c’è è dimezzato) e il nuovo Presidente della Regione (in continuità con la Giunta precedente fatta dalle stesse forze politiche di quella attuale).

La prospettiva per il 2013, indicata peraltro anche dalla Camera di commercio, è di un aumento tendenziale della disoccupazione fino a quasi il 9%, un dato che crescerebbe notevolmente se si tenesse conto del numero delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti dai procedimenti di cassa integrazione e di mobilità in corso.

LA CASSA

Complessivamente, nel mese di febbraio 2013 si registra ancora una significativa crescita delle ore autorizzate di CIG del 21,61% (41.769.479 ore), una crescita della cassa ordinaria del 27,45% (18.139.753 ore), e della cassa straordinaria del 71,73% (19.253.718 ore), mentre si riduce la cassa in deroga del 50,85% (4.376.008 ore). Il settore più colpito è quello dell’edilizia, con un più 68,79%.

Tutti i settori registrano tassi di crescita della cassa, ma i più colpiti sono le attività connesse all’agricoltura (221,22%), il commercio al minuto (147,73%), l’artigianato lapidei (91,09%), l’industria edile (78,10%), gli impianti per edilizia (64,25%), le metallurgiche (46,56%), le meccaniche (45,95%).

Le province più colpite, cioè quelle che si collocano al di sopra della linea regionale (21,61%),

sono: Pavia (296,82%), Lecco (66,19%), Bergamo (50,22%).

Se invece consideriamo il numero equivalente delle ore in cassa integrazione per occupato, cioè il numero “aggiuntivo” di persone senza lavoro, il record (non invidiabile) spetta a Lecco all’11,29% (la media regionale si colloca al 4,28%).

Nel mese di gennaio e febbraio le ore di cassa integrazione usufruite dalle Aziende lecchesi è aumentata del 66%  (3.877.877 ore contro le 2.333.452 ore rispetto allo stesso periodo dello scorso anno).

LICENZIAMENTI

I dati ufficiali indicano in 10.705 i licenziamenti complessivi in Lombardia (meno 27%): ben 5.971 (+ 21%) con la legge 223/91 (indennità di mobilità, lavoratori licenziati da aziende che occupano più di 15 dipendenti ), e 4.913 (meno 50%) con la legge 236/93 (indennità di disoccupazione, lavoratori licenziati da aziende che occupano fino a 15 dipendenti). Nel solo mese di febbraio 2013 i licenziati con la L.223 sono 2.812, con la legge 236 sono 903.

A Lecco i licenziamenti dei primi due mesi del 2013 sono ben 409 (84 a gennaio e 325 a febbraio, di cui 222 di Aziende sopra i 15 dipendenti e 137 sotto i 15 dipendenti).

E IL NORD EMIGRA (aggiornamento del post 07.04.2013 h. 13.00)

Un altro dato significativo è quello fornito dall’Anagrafe della popolazione Italiana Residente all’Estero (Aire).

Lo scorso anno l’emigrazione italiana ha fatto registrare un vero boom, con un aumento del 30 per cento rispetto ai 12 mesi precedenti.

Le ragioni sono principalmente legate alla mancanza di occupazione e, più in generale, di prospettive; sono molti però anche coloro che partono lasciando un’attività perché precaria, sottopagata, priva di sbocchi professionali o insoddisfacente sul piano personale.

Gli emigrati della fascia di età 20-40 anni sono aumentati in un anno del 28,3%, alimentando quella che viene definita “la fuga dei talenti” che nel 2012 ha costituito il 44,8% del flusso totale di espatrio.

A livello generale, la Lombardia si rivela la regione che maggiormente alimenta l’emigrazione: ben 13.156 lombardi hanno trasferito la propria residenza all’estero nel 2012, davanti ai veneti (7456), ai siciliani (7003), ai piemontesi (6134).

E’ il nord quindi che emigra.

Un pensiero su “I numeri della crisi a Lecco e in Lombardia”

  1. Aggiungo un altro dato significativo:
    lo scorso anno l’emigrazione italiana ha fatto registrare un vero boom, con un aumento del 30 per cento rispetto ai 12 mesi precedenti.
    Le ragioni sono principalmente legate alla mancanza di occupazione e, più in generale, di prospettive; sono molti però anche coloro che partono lasciando un’attività perché precaria, sottopagata, priva di sbocchi professionali o insoddisfacente sul piano personale.
    A rivelarlo sono i dati più recenti dell’Anagrafe della popolazione Italiana Residente all’Estero (Aire).
    gli emigrati della fascia di età 20-40 anni sono aumentati in un anno del 28,3%, alimentando quella che viene definita “la fuga dei talenti” che nel 2012 ha costituito il 44,8% del flusso totale di espatrio.
    A livello generale, la Lombardia si rivela la regione che maggiormente alimenta l’emigrazione: ben 13.156 lombardi hanno trasferito la propria residenza all’estero nel 2012, davanti ai veneti (7456), ai siciliani (7003), ai piemontesi (6134).
    E’ il nord quindi che emigra.

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