L’influenza e il gelo
In questi giorni sono a letto con l’influenza, come il gran numero di persone colpite da una epidemia di notevole virulenza, quale non si registrava da anni.
Un po’ la forzata inattività, un po’ l’effetto della febbre alta, ti perdi a decodificare le frasi fatte che si sentono in queste circostanze.
Una di queste sostiene che l’influenza non guarda in faccia nessuno e infetta senza fare distinzioni quanti le vengono a tiro. Tradotto: l’influenza è un raro esempio di giustizia uguale per tutti.
Niente di più falso.
Io sono in un letto soffice in una casa calda. Se la febbre sale assumo tachipirina, codeina per la tosse, protettore gastrico per gli effetti collaterali dei farmaci, suffumigi con l’olio 31, vitamine, cibi leggeri e nutrienti, e mi fermo qui per pudore.
Come la mettiamo con quanti hanno poco o niente di tutto questo? E nei casi più estremi niente casa, niente assistenza medica, niente cibi caldi?
Non c’è nulla di più iniquo che addossare gli stessi carichi a persone di diversa corporatura e resistenza. Anche per questioni più frivole, come lo sport, si prevedono differenti categorie secondo le diverse caratteristiche degli atleti, altrimenti non c’è vera competizione né bel gioco.
L’influenza e il gelo stanno picchiando duro, ma non possiamo certo addossare a loro la colpa perché alcuni non ce la fanno, accovacciati come sono sotto i cartoni in queste notti rigide e nevose. La loro natura di fenomeni fisici e biopatologici, privi di coscienza e volontà, li solleva da ogni responsabilità.
Si ritorna all’eterna domanda, non tanto quella di chi è la colpa (tanto è sempre di qualcun altro), quanto: cosa possiamo fare?
Semplice. Condividere un posto caldo, buone medicine, pasti caldi, e contare su qualcuno che ogni tanto ti guarda in viso e chiede: hai bisogno?
quanto è vero!
Parole sante! Se hai bisogno… 😉