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Lorenzo Cicconi Massi legge Mario Giacomelli. Rubrica emuse “Prima leggiamo, poi parliamo”

emuse è una casa editrice indipendente nata nel 2014 da un’idea di Grazia Dell’Oro. È un valido strumento per autori e artisti per potersi esprimere, farsi conoscere, veicolare la propria voce. emuse ha una grande passione per le arti figurative e la fotografia. Le immagini occupano, infatti, uno spazio importante e centrale all’interno del vasto catalogo che offre. La casa editrice propone testi sulla storia e sui protagonisti della fotografia; aiuta chi ama l’arte, o vorrebbe conoscerla, a incontrare i grandi artisti del passato assieme a giovani artisti contemporanei.

L’origine del nome ha un significato particolare e rispecchia l’anima della casa editrice. emuse vuole ripescare il ruolo leggendario delle Muse, figure femminili che tanto hanno ispirato poeti e artisti di varie epoche; ricorda anche il verbo inglese to amuse e quello francese s’amuser: entrambi significano “divertire” che, nel senso più profondo del termine, è un obiettivo elevatissimo. Riprende, infine, l’anglosassone to muse, che vuole dire “riflettere, meditare”.

Quale maggiore aspirazione per una casa editrice che divertire e fare riflettere insieme?

“Prima leggiamo, poi parliamo” è una rubrica  in collaborazione con Cine Sud Foto Magazine. Questo è il quarto appuntamento. 

emuse

Quarto appuntamento con la rubrica “Prima leggiamo, poi parliamo”, in collaborazione con Cine Sud Foto Magazine.
Abbiamo coinvolto alcuni autori emuse chiedendo di raccontare quel libro (o quell’autore) che ha dato il via al loro viaggio, umano e professionale; il libro responsabile dei loro sogni, dei progetti, delle inclinazioni.
Una pagina di diario, una memoria, un omaggio, una pubblica confessione.
Un viaggio all’interno di un libro guidato da chi, quel libro, l’ha amato fino a farne il proprio libro-guida.

Lorenzo Cicconi Massi legge Mario Giacomelli

 
Mario Giacomelli l’ho trovato dentro una scatola di scarpe.
Avevo 19 anni, mi aggiravo annoiato dentro casa quando andai a rovistare in una scatola che conteneva le foto di famiglia. Dal mucchio disordinato di color print lucide e sbiadite di qualche compleanno, guardate senza particolare coinvolgimento, vennero fuori sei stampe in carta baritata opaca, spesse e ruvide, che ritraevano i miei genitori e alcuni amici in spiaggia a fumare sigari.
 
È Giacomelli, il genio visionario delle figure sospese, del bianco mangiato e del nero inchiostrato. La vista di quei ragazzi, così eleganti e volutamente in posa, che galleggiano sulla spiaggia invernale di Senigallia, cambiò per sempre il mio modo di pensare alla fotografia.
I negativi di quel lavoro erano andati persi ed erano rimasti solo rari esemplari di quelle piccole stampe. Ne ritrovai un paio, citate come “unique vintage” nell’introduzione del grande catalogo Mario Giacomelli a cura di Germano Celant, in occasione della mostra a Palazzo delle Esposizioni di Roma, avvenuta esattamente vent’anni fa. Mario Giacomelli era morto da pochi mesi e ricordo la grande emozione di una inaugurazione molto affollata e partecipata.
 
Il volume, intitolato semplicemente Mario Giacomelli, forse nell’impossibilità di dare un titolo esaustivo e significativo all’imponente lavoro poetico in esso contenuto, raccoglie quasi tutte le serie prodotte dalla metà degli anni cinquanta fino agli ultimi tempi.
Dentro c’è tutto il mondo di questo uomo che non ha rappresentato accadimenti e fatti, ma, come pochi, ha saputo raccontare l’essere umano nelle sue paure e contraddizioni, nella fatica del vivere fino all’attesa della morte.
Dentro quel libro ci sono anche mio padre e mia madre, da poco fidanzati, con una vita davanti e un sigaro in bocca. Mica poco per uno come me che dentro quella scatola di scarpe ha trovato nella fotografia una ragione di vita e un gioco appassionante.
In seguito ho frequentato la stessa camera oscura dove Giacomelli portava a sviluppare i suoi ultimi negativi, lo ascoltavo mentre raccontava storie di segni e di terra, sempre sul filo della poesia, unica in grado di dare sollievo al dolore dell’esistenza.
Lorenzo Cicconi Massi
 
Fotografie di © Mario Giacomelli
 
Lorenzo Cicconi Massi ne parlerà con Massimo Mastrolillo giovedì 4 marzo alle 18.30 sulla piattaforma Zoom di cinesudfotomagazine.com, visibile anche in diretta facebook sulla pagina di Cine Sud.
 
Lorenzo Cicconi Massi

 

Si laurea in sociologia con la tesi Mario Giacomelli e il gruppo Misa a Senigallia.
Nel 1999 ottiene il 1° premio Canon Giovani Fotografi. Dal 2000 è uno dei fotografi dell’agenzia Contrasto.
I suoi lavori compaiono sulle maggiori riviste italiane e su diverse testate europee, sono esposti in gallerie italiane ed estere, alla Biennale di Venezia e a Parisphoto. Riceve numerosi premi e riconoscimenti, tra cui, nel 2007, il World Press Photo nella sezione “Sports features singles” e, nello stesso anno, per la serie Fedeli alla tribù, il premio Amilcare Ponchielli organizzato da G.R.I.N.
Nel 2016 la serie Le Donne Volanti viene esposta a Palazzo Montecitorio su invito della Presidente della Camera Laura Boldrini.
Dal 2020 collabora con la Scuola di giornalismo e fotografia Jack London.
Esordisce al cinema nel 2003 come sceneggiatore e regista del lungometraggio Prova a volare con Riccardo Scamarcio, Ennio Fantastichini e Antonio Catania.
Nel 2011 realizza il film per dvd Mi ricordo Mario Giacomelli (ed. Contrasto).
Nel 2018 pubblica, in collaborazione con il Polo Museale delle Marche, In aria, un catalogo completo delle sue serie fotografiche realizzate fino a quel momento.
 
Con emuse ha pubblicato, in collaborazione con altri quattro fotografi, Suite n. 5
 

 

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